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scheda di Cirignano, A., L'Indice 1994, n. 8
Tutto ebbe inizio con l'avvento quasi miracoloso di un direttore d'orchestra come Vittorio Gui. In una Firenze che ancora nel 1924 poteva scambiare il "Pierrot lunaire" di Schonberg per un "pesce d'aprile", egli riuscì con la "Stabile" a mettere in moto una macchina da musica di dignità e cultura internazionali, e proprio mentre la situazione politica andava facendosi la meno propizia. Il Maggio musicale, reso così possibile, nacque nel 1933. Oggi che è il più antico dei festival italiani ancora attivi, la sua vicenda attraversa ormai in più punti i binari della storia, ma - ed è questo uno dei motivi d'interesse del volume - non solo di quella strettamente musicale. Le leggi razziali del 1938, la politica dell'Asse, la guerra, lo spirito della ricostruzione, gli anni degli "opposti estremismi", l'invadenza crescente dei partiti nella vita culturale del paese, sono sfondi che il Maggio non manca mai di registrare e di rimandarci attraverso il travaglio dei suoi programmi, delle nomine, dei temi di riflessione, delle polemiche. Come nel 1972, 35a edizione, quando per una serie di incomprensioni saltò l'allestimento di "Intolleranza 1970" di Luigi Nono, e la temperatura dello scontro ideologico andò di colpo alle stelle, facendo sì che le tensioni ideali del nostro presente fossero tutte lì, a dare spettacolo attorno a uno spettacolo che non c'era. Pinzauti, che come critico de "La Nazione" fu spesso fra i contendenti, ci dà in queste ricostruzioni la parte migliore del libro. Sembra patirne lui per primo ogni volta che il dovere di cronaca lo costringe a interrompere il filo dei fatti che contano con lunghi elenchi di nomi, date, titoli e circostanze marginali, per le quali cose un annuario a parte sarebbe stato forse preferibile.
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