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Nel 1243 Giovanni da Pian del Carpine fu alla corte di papa Innocenzo IV, che due anni dopo lo inviò come legato presso i Tatari con l’incarico di portare due bolle papali al Gran Khan dell’Impero mongolo, che in quel periodo era Güyük Khan, nipote di Gengis Khan, che in effetti il frate incontrò più volte. Lo scopo della missione diplomatica era quello di scongiurare un nuovo flagello mongolo sulla cristianità e di sondare un’alleanza per una guerra contro i Turchi e la liberazione della Terra Santa. Il viaggio verso l’impero mongolo di Giovanni da Pian del Carpine fu lunghissimo e avventuroso. Molto si sa di questo viaggio (che attraverso la Polonia e poi la Russia sembrava doverlo condurre ai confini del mondo) grazie allo straordinario resoconto che egli stesso ne dette nella sua Historia Mongalorum, l’opera che scrisse al ritorno dalla sua missione, trattando degli usi e costumi dei mongoli. Il suo itinerario si sviluppò da Cracovia a Kiev, superando poi il fiume Volga e il mar Caspio, per giungere sul lago di Aral; da qui si diresse verso il lago Balqaš, per proseguire in direzione di Karakorum, dove per la prima volta incontrò il Khan e la nobiltà mongola. Fu un viaggio costellato di spettacoli raccapriccianti, fatiche e stenti, ma anche di racconti e incontri favolosi. Dalle pagine della sua cronaca risuona vivida la voce umile e al contempo risoluta di Giovanni, uomo che, per primo e dal vero, svelò agli europei i segreti di quell’Estremo Oriente per secoli temuto e favoleggiato.
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