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Testo antologico, con una densa introduzione di Matteo Pasetti, si segnala per una duplice ragione. Da una parte c'è il coraggio di affrontare la vischiosità di un tema tanto citato e abusato, il fascismo, al punto da risultare inflazionato e quindi euristicamente inservibile. Si tratta, infatti, di un argomento che è stato fatto oggetto di innumerevoli incursioni. Come tale, ha perso la sua natura definita di evento per trasformarsi in rappresentazione che irretisce e in accordo con la sua intima natura, oltremodo seduttiva. L'autore è consapevole di tale rischio e cerca di evitare le secche delle facili suggestioni, corroborandosi anche con una solida formazione in materia e con ampi sostegni storiografici. Dall'altra parte manifesta l'attenzione per il fascismo, non meno della sua declinazione come al contempo oggetto storico e fenomeno subculturale, europeo e non solo italiano. Da questo punto di vista ben si confarrebbe il ricorso a categorie come "età" o "epoca" per definire un insieme di elementi, essenzialmente pulsionali, che nei fascismi trovano un recipiente ordinante, inaugurando una stagione europea che per certi versi è ancora lungi dall'essersi conclusa. Pasetti non si spinge a tanto poiché ha a tema una dimensione cronologica, intorno alla quale articola la rassegna di proposte di lettura. Ma ci consegna una storia al plurale dei fascismi, dove il nocciolo centrale è costituito dalla loro funzione di occultatori del conflitto sociale e di agenti della mitopoiesi. Il testo, parte di una più ampia collana rivolta agli studenti universitari, si segnala per la chiarezza espositiva e la lucidità narrativa, offrendosi sia a un pubblico già preparato, e intenzionato a riordinare i propri saperi, sia a chi voglia introdursi a quelle storie di primo acchito e con spirito vocato alla comprensione.
Claudio Vercelli
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