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Il saggio di Rill può considerarsi la continuazione della "Storia dei Conti d'Arco nel Medioevo" di Waldstein-Wartenberg. Centro e fulcro della storia della famiglia comitale è sempre il castello d'Arco, quel possente complesso costituito dalla rocca e dalla cittadina, che aveva consentito ai d'Arco di difendere validamente nei secoli i loro domini. La ricerca dell'A. è limitata al periodo che va dalla guerra tra Sigismondo del Tirolo e la Repubblica Veneta (1487) fino alla "capitolazione" con la quale i conti d'Arco accettarono la protezione dell'arciduca Massimiliano, governatore del Tirolo (1614). In quel periodo stava per compiersi il lento graduale passaggio dall'ordinamento feudale allo Stato moderno, con tutti i conflitti di potere inerenti a siffatte trasformazioni. Nonostante la concezione sacrale dell'Impero, tramandata dal Medioevo, nella realtà giuridica l'autorità imperiale aveva perduto consistenza di fronte all'affermarsi degli Stati territoriali. All'indebolimento del potere centrale corrispondeva come logica conseguenza il declino delle piccole signorie, che vedevano ora minacciata la propria esistenza e venivano non di rado assorbite da potenti Stati confinanti. Quando la corona imperiale passò definitivamente alla Casa d'Austria i d'Arco persero la possibilità di trovare un appoggio al vertice della piramide feudale. Per di più i privilegi archensi furono fortemente contrastati da quelli di Casa d'Austria. Eppure nonostante l'impari conflitto istituzionale col Signore del Tirolo, le rivalità e le contese talora tragiche in seno alla stessa famiglia, e le incessanti faide contro altre signorie non meno agguerrite, l'arco di tempo contemplato nel saggio potè definirsi "il periodo aureo" della signoria d'Arco. Lo storiografo austriaco ha saputo ricavare - dal ricco materiale documentario rinvenuto negli archivi austriaci ed italiani - la narrazione biografica di una stirpe vittima dell'evoluzione storica ed il quadro contrastato ed affascinante di un'epoca.
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