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Storia Degli Italiani (Complete) - Cesare Cantù - ebook
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Descrizione


La penisola italica, estesa su trentatre milioni di ettare fra il 24º e il 36º meridiano, e fra il 35º e il 47º parallelo, è chiusa a settentrione e ponente dalla giogaja delle Alpi, che col titolo di Marittime, Cozie, Graje, Pennine, Leponzie, Retiche, Carniche, Giulie, disegnano un semicerchio di 1562 chilometri dal Varo, confine di Francia, sin al golfo del Quarnero al lembo della Dalmazia. Centinaja di valli solcano que’ monti, alcune leggermente, altre estesamente profonde, come la Valtellina, la Leventina, quelle del Piave e d’Aosta; e riescono in un ampio anfiteatro, che forma la parte continentale dell’Italia. Dove le Alpi s’avvicinano al golfo Ligure presso Savona, se ne snoda la catena serpentino-calcare degli Appennini, che, somiglianti ad una spina dorsale, fendono per lo lungo l’Italia peninsulare; ed elevati verso il centro nel paese de’ Marsi e de’ Vestini fino al monte Velino e al Gran Sasso d’Italia, di là chinano alla Puglia: quivi fra Venosa e Potenza si suddividono, un braccio volgendo all’estremo dell’Abruzzo, l’altro nel paese de’ Salentini, al tallone della gamba di cui essa Italia imita la forma. Quest’ossatura determina nella parte continentale un pendìo alpino, vergente al mare Adriatico e al Po, il quale lo traversa da sera a mattina per ducensettanta miglia, mentre l’Italia peninsulare è conformata dalle due gronde dell’Appennino: quella verso l’Adriatico non s’allarga oltre settantacinque miglia, tutta colline e torrenti; l’occidentale verso il mar Tirreno, più scoscesa, finisce in apriche pianure, serpeggiate da pigri fiumi, o ingombre da infauste maremme. Ignorando i limiti naturali e la conformazione della penisola, e non vi riconoscendo unità di politica nè di origine, gli antichissimi non potevano attribuirle una denominazione comune: e quella d’Italia, quai che ne siano il motivo e la significazione, si tenne da prima circoscritta al paese meridionale fra i seni Lametico e Scilatico, che oggi diciamo di Sant’Eufemia e di Squillace; poi crebbe in su, man mano che smarrivansi i nomi de’ popoli parziali che v’abitavano, e quelli di Saturnia, Tirrenia, Japigia, Ausonia, Enotria o terra dei venti, datile dagli stranieri, e d’Esperia o terra occidentale, appropriatole dai Greci, che per mare ne raggiungevano le piaggie meridionali. Quando, nella guerra Sociale, otto popoli si strinsero in lega per opporsi al predominio che Roma acquistava sui prischi abitatori, al vocabolo municipale di Roma opposero il nazionale d’Italia, ampliandolo sino ai fiumi Macra a ponente e Rubicone a levante. All’età poi degli Scipioni già indicava l’intera penisola fino alle Alpi, terminando ad oriente all’Arsia verso l’Illiria, e al Varo verso occidente.
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9781465686114

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Cesare Cantù

(Brivio, Como, 1804 - Milano 1895) scrittore italiano. Letterato di gusto romantico, nutrì idee antiaustriache, che gli costarono il carcere nel 1833-34. Di tendenze politiche neoguelfe, favorevole a un sistema di autonomie locali, dopo il 1848 mutò le sue concezioni in senso aspramente antiliberale e filoclericale. Insegnante, deputato (dal 1861 al 1867), sovrintendente all’Archivio di stato milanese, presidente della Società storica lombarda (1874) e fondatore dell’«Archivio storico lombardo», ha lasciato un numero imponente di opere. Tra quelle di carattere letterario ricordiamo: il romanzo storico-patetico Margherita Pusterla (1838), che lo rese famoso e fu tradotto in più lingue, e le Novelle brianzole (1883); tra quelle di carattere erudito: La Lombardia nel sec. XVII (1854), Storia...

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