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Anno edizione: 2017
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"Quando quella vasta isola che gli antichi chiamarono Atlantide cominciò a sprofondare nell'oceano, i più accorti tra i suoi abitanti decisero di imbarcarsi e di trasferirsi in un altro continente. (...) Ma la grande maggioranza degli atlantici era rimasta nell'isola; infatti, tutte le profezie prevedevano un graduale risollevamento del livello delle terre, e gli isolani, come spesso accade, credevano più alle profezie che alla realtà di ciò che vedevano con gli occhi e toccavano per mano. Perciò, allagate ormai le pianure costiere e minacciati dalle onde i primi colli, i giornali atlantici continuavano ancora a incoraggiare la popolazione: "Abbiamo avuto rinnovata conferma, nelle più alte sfere scientifiche dell'isola, del già previsto progressivo risollevamento della piattaforma continentale atlantica, il quale movimento tuttavia sembra essere stato così subitaneo da trascinarsi dietro le acque dell'oceano; ciò spiega il fatto che queste abbiano raggiunto in alcune località un livello falsamente preoccupante. In attesa del ritorno, senza dubbio imminente, delle acque geologicamente sospinte, gli abitanti e il bestiame superstiti si sono rifugiati sulle montagne intorno alla capitale. Il governo ha preso le misure adatte a scongiurare questo pericolo, mediante opportune dighe e sbarramenti, mentre i sacerdoti amorevolmente provvedevano a benedire le salme galleggianti". Più salivano le acque, più ottimistici diventavano i comunicati diramati dalle agenzie stampa, più imminente veniva dichiarato il riflusso della marea (...). Perciò nessuno fece nulla, e quando l'ultimo abitante, che era appunto il presidente del consiglio, si trovò sulla vetta della più alta montagna del paese, con l'acqua al petto, si sentì ancora dire dai ministri che gli galleggiavano intorno, ciascuno aggrappato alla propria scrivania: "Coraggio, eccellenza, il peggio è ormai passato". (pp. 161-162) Scritto nel 1972. Diavolo di un Wilcock...
Un caleidoscopio di personaggi stravaganti, surreali, inarrivabili, per certi versi più surreali dei quadri di Dalì o altri esponenti del Surrealismo nella pittura. Ma quando li leggi, questi racconti di 2 o 3 pagine massimo, ti lasciano quel non so che di riflessione umana e sociale, sorprendente. Oltre ad essere personaggi il più lontano possibile dal reale, il tutto è alimentato dai nomi di questi personaggi, a dir poco alieni, ma perchè allora, ad ogni conclusione di racconto mi trovo lì a rimuginare su: comunque ha dell'umano in senso così stretto, che quasi mi sento in prima persona preso in oggetto! Una gran bella scoperta, racconti esilaranti, riflessivi, crudi, horrorifici, grotteschi, "splatter" alle volte e così densi di significati nascosti e non. Lo consiglio.
Per gli amanti dello weird, cupo, strambo, surreale, uno scrittore innovativo senza eguali.
Recensioni
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Il genere del catalogo ha origini antiche – ci arriva del resto dai tempi in cui si pensava di poter agilmente catalogare il mondo – e nei secoli si è evoluto in fine gioco letterario. Si tratta infatti di un’arte che richiede equilibrio tra analiticità e selezione, gusto del bizzarro e amor di rilevanza, nonché tra nozione storica e invenzione, potendo agire sui molti gradi che vanno dal “tutto vero” al “tutto falso”.
Due le case editrici italiane che ne coltivano la tradizione. Sulla sponda più classica, e orientata sulle persone, Adelphi: suo Vite immaginarie di Schwob; suoi La sinagoga degli iconoclasti e Lo stereoscopio dei solitari di Rodolfo Wilcock; suo La letteratura nazista in America di Bolaño. Sul piano contemporaneo, e più orientato sugli eventi, c’è Quodlibet, che ci ha dato Morti favolose degli antichi e Vite efferate di papi di Dino Baldi, o ancora Incontri coi selvaggi di Jean Talon, e presso cui esce oggi il Catalogo delle religioni nuovissime, dove Graziano Graziani, già autore dell’utopico Atlante delle micronazioni, esplora l’universo dei più astrusi nuovi culti.
di Vanni Santoni
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