Non avevano diritto di voto. Ma hanno riscritto la storia della scienza.
«Dava Sobel mostra come progresso scientifico e sociale procedano il più delle volte di pari passo.» - The New Yorker
«Una biografia intellettuale di grande ispirazione, che splende come splendono le stelle» - The Economist
«Un affresco storico commovente, dalla scrittrice che ha svelato i segreti dell'astronomia» - The Boston Globe
Dalla fine del XIX secolo, l’Osservatorio astronomico di Harvard iniziò ad assumere alcune donne come “calcolatori umani”. L’“harem” – così veniva talvolta deriso il personale femminile – era formato da signore di tutte le età: esperte di matematica, astronome dilettanti, mogli, sorelle e figlie dei professori; alcune laureate, altre semplicemente appassionate. Attraverso l’“universo di vetro” che avevano a disposizione, formato da circa mezzo milione di lastre fotografiche su cui erano impresse le immagini delle stelle, queste studiose fecero alcune scoperte straordinarie: svilupparono un sistema di classificazione che fu accettato a livello internazionale ed è ancora in uso; intuirono la verità sulla composizione chi- mica dei cieli, e definirono una scala per misurare le distanze nello spazio. Alla loro storia Dava Sobel dedica il suo libro più appassionato, arricchito dai testi inediti di diari e lettere: “Quando hanno letto i nomi dei membri” scrive Annie Jump Cannon, una delle protagoniste, “mi sono assai meravigliata di scoprire che ero stata inserita nella Commissione per la classificazione degli spettri stellari, e una delle esperienze inattese è stata la riunione con i suoi membri. Sede- vano a un lungo tavolo, quegli uomini provenienti da varie nazioni, e io ero l’unica donna”. Era stata lei a studiare per anni gli spettri stellari, e fu lei a parlare per tutto il tempo.
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