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Il volume si apre con due saggi introduttivi sui caratteri generali della nozione complessa di "Stato di diritto" seguiti da una panoramica sulle differenti versioni "nazionali" della stessa dal rule of law britannico al Rechtstaat tedesco. Nella sezione successiva dedicata al dibattito contemporaneo si trovano oltre alla reiterazione di temi quali l'ordine spontaneo hayekiano e la discussione sul "repubblicanesimo" le riflessioni di Pier Paolo Portinaro sui diffusi timori per una "tirannia dei giudici". Pur rilevando il "ruolo nevralgico" occupato effettivamente dagli organi giudiziari nell'attuale scenario di giuridificazione deregulation regolamentazione e "deistituzionalizzazione" l'autore si domanda se a "tenere il campo" sia più la figura del giudice "con la sua bilancia equilibratrice di differenti valori e di principi etico-giuridici" oppure quella del "mercante del diritto" avvocato al servizio delle grandi concentrazioni transnazionali di potere privato. In una sezione dedicata invece al confronto dell'islam con lo stato di diritto Raja Bahlul accosta al costituzionalismo l'idea arabo-islamica della "sovranità divina" come forma di limitazione del potere politico. Sulla base di questa ipotesi Bahlul pur rinunciando alla laicità ritiene possibile una fondazione democratica del regime islamico. Di fronte a una costituzione i cui principi derivano dalla fede i gruppi "incapaci" di accettare i "valori basilari" possono infatti rimanere "marginali" non incorrendo così in sanzioni da parte del potere pubblico. La concezione dello stato laico pertanto viene considerata dallo studioso palestinese "una delle tante fra le quali scegliere". Sembra lecito tuttavia domandarsi se una società multietnica e multiculturale quale la "globalizzazione" dei popoli tende a realizzare possa fare a meno della laicità senza "marginalizzare" nessuno.
Giovanni Borgognone
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