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Vincitore della XXXII edizione del Premio Chiara 2020
Storie di donne ribelli, di coraggio e di resistenza. Sullo sfondo di una Sicilia che dalla Spagna passa ai Savoia, poi agli Asburgo e quindi ai Borbone di Spagna, Maria Attanasio attraverso il racconto storico si riappropria del passato e lo interpreta con sensibilità e forza. Ci rende consapevoli di figure ai margini della storia, rendendole protagoniste grazie anche alla sua scrittura poetica efficace e assolutamente unica.
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Pubblicati singolarmente nell’arco di un ventennio, tra il 1994 e il 2014, questi sette racconti di Maria Attanasio rivedono la luce nel volume di Sellerio con il titolo Lo splendore del niente, dove quel “niente” si riferisce al fatto che le protagoniste (tutte donne, vissute nella Sicilia dominata dai Borboni, dagli Asburgo, dai Savoia tra ’700 e ’800) sono figure nate e cresciute ai margini della storia ufficiale, escluse dal linguaggio del potere maschile. Ma “splendide”, vive di un’identità forte e mai rassegnata, protagoniste di una loro storia minima che ha saputo incidere e ribaltare un destino già prefissato, squarciando “l’oscurata genealogia” che le ha prodotte. Attanasio si è messa in ascolto del “respiro polveroso dei secoli” (secondo la poetica epigrafe di Anna Banti), recuperandone le tracce documentali negli archivi e nell’immaginario di leggende diffuse sul territorio, e tramandate oralmente di generazione in generazione. Storie di donne che hanno saputo coraggiosamente resistere alle discriminazioni, alla violenza e all’ingiustizia. Questi racconti sono animati da un descrittivismo elegante e concreto, attento al paesaggio nei suoi colori e nelle varietà della vegetazione, acutamente analitici nell’indagare sacro e profano, superstizione ed empietà di una Sicilia eternamente arcaica. Donne diverse dall’usuale, sia della nostra contemporaneità, e tanto più dei secoli in cui ebbero a vivere, costrette in tempi e spazi impreparati a comprenderle, talvolta stupidamente vessatori e persecutori. Figure femminili (una badessa che si ribella al re, un’avvelenatrice seriale, una nobildonna intellettuale e anticonformista, una moglie che si immola per amore, una pittora mistica ed epilettica…) scisse “tra microstoria e grande storia, coazione sociale e bisogno di libertà”, fisicità animalesca e castità oppressa, che grazie a una minima devianza di pensiero o atteggiamento hanno potuto trovare in Maria Attanasio chi ha saputo sottrarle all’oblio del tempo.
Un libricino che si legge velocemente, anche in un pomeriggio volendo, e che contiene sette racconti in cui la protagonista è una donna. Donne di facili costumi come Levia, altre dedite completamente alla famiglia come Catarina, mezze streghe che preparano pozioni velenose come Giovanna Bonanno, altre donne indipendenti come Francisca o intellettuali come Ignazia, artiste come Annarcangela e badesse animaliste, tutte storie vere di donne realmente esistite tra seicento e settecento e che l'autrice rielabora riportandole alla luce della memoria. Donne che a loro tempo sono state "sopra le righe" e in un modo o un altro, ci lasciano la pelle. Siamo anche nel periodo dell'Inquisizione quindi vuoi per accusa dello stato o semplicemente perché esistono in un periodo che non consente spazio allo sbocco della propria indole (come ad esempio nel caso di Ignazia), quasi tutte e sette trovano la loro fine o bruciate sul rogo oppure affogate nella propria depressione. Solo Francisca sembra salvarsi, "masculu fora e fimmina intra", donna di grande tenacia. Con una citazione di Marguerite Yourcenar che da inizio ai giochi (grandissima scrittrice che mi ha subito riportato in mente la bellezza e la vividezza di "L'opera al nero" ambientata anche essa in un remoto passato) è stata per me una lettura non gradevole per vari motivi. Innanzitutto la dimensione: molto brevi, il che non è un difetto, ho letto racconti di Kafka ad esempio brevissimi ma di una intensità e poesia che stordisce. Certo nomino una eccellenza quindi non incolpo l'autrice di non riuscire a toccare certe vette, MA, considerando che queste storie sono realmente esistite e quindi prese da vecchi documenti, mi aspettavo che il lavoro di elaborazione fosse più impegnativo e quindi un po' più ampio, che valesse insomma la pena di ridare vita a questi personaggi. A me invece, in questi racconti molti dei quali davvero brevi eppure suddivisi in prefazioni, parti, mini capitoli, movimenti, postfazioni ed epiloghi, è se
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