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scheda di Griffero, T., L'Indice 1997, n. 1
I seminari sullo "Zarathustra" tenuti da Jung nel corso degli anni trenta, ma solo di recente pubblicati in una trascrizione attendibile, confermano e chiariscono quell'oscillazione tra adesione e distacco che caratterizza il rapporto di Jung con Nietzsche, tra l'indubbia fascinazione per il suo tentativo di dissolvere in grande stile le categorie del pensiero occidentale, e la necessaria consapevolezza dei rischi anche patologici impliciti nell'"inflazione da spirito" cui egli pervenne. Proprio nell'essersi identificato unilateralmente con l'aspetto luminoso-creativo dello spirito, infatti, Nietzsche avrebbe finito per essere posseduto dall'aspetto distruttivo rimosso, incarnando così tragicamente un processo del quale la psicologia analitica, vista come pratica di disidentificazione mediante il confronto con l'Ombra, vuole essere l'esatta l'antitesi. Il volume, risultato di una collaborazione tra psicologi e filosofi, mostra come, secondo Jung, Nietzsche avrebbe riattualizzato la potenza archetipica dello spirito, senza peraltro riuscire del tutto a emanciparla dalla soggettività o a temperarne il fervore mediante la femminilità dell'anima (Pezzella), permanendo inoltre col suo anticristianesimo pur sempre all'interno del cristianesimo stesso (Salza). Conseguenze altrettanto patologiche deriverebbero dall'indugiare di Nietzsche sull'abisso di un (super)uomo impossibile perché privo di quella continuità di senso che per Jung la vita custodisce nelle sue stesse radici (Squilloni), nonché dall'errore speculare che lo condusse a spiegare la vita psichica da un lato in maniera naturalistica e dall'altro (soggettivisticamente) come il risultato di una libera invenzione (Concato). Completa il volume la già nota analisi di Hillman sul Dioniso junghiano quale cifra della coscienza multipla della psiche.
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