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Anno edizione: 2024
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Anno edizione: 2024
Libro presentato da Silvana Cirillo nell’ambito dei titoli proposti dagli Amici della domenica al Premio Strega 2024.
Primavera 2020: Siamo in piena emergenza sanitaria a causa della diffusione del Coronavirus. Lapo, il narratore protagonista, si chiede perché – in questa pandemia che ha sconvolto il mondo – gli accade così spesso di pensare al padre. Sarà la paura del virus in agguato, possibile veicolo di morte, che gli ricorda quella del genitore? Sarà la condizione di isolamento e di forzata astinenza dalle radicate consuetudini, che lo induce a porsi quelle domande radicali che i quotidiani affanni ci inducono a rimuovere? Sarà tutto questo, potenziato dalla sua professione? Di sicuro sa che un desiderio impellente, d'improvviso, lo agita: guardare dentro la sua vita per scoprirne il senso. È l'inizio di un viaggio a ritroso, in cui passato e presente si confrontano e s'illuminano a vicenda. A guidarlo, dapprima alcune foto d'epoca scoperte in un cassetto, poi, soprattutto, la spilla d'oro dalla testa rossa di cui la nonna Esterina si serviva, alla vigilia della Grande Guerra, per difendersi dai molestatori nel loggione del Teatro del Giglio di Lucca. Il nipote osserva l'oggetto che, ai suoi occhi, diventa vivo: un'arma che fora i decenni del secolo scorso, un passe-partout per penetrarvi e sviscerarne la drammatica complessità. Ecco allora il richiamo alle origini familiari e sociali, ecco la necessità di confrontarsi con un mondo e una vicenda, quella del Novecento, che Lapo ha indagato da studioso di storia, ma non come figlio di suo padre e sua madre.
Proposto da Silvana Cirillo al Premio Strega 2024 con la seguente motivazione: «Paolo Buchignani, apprezzato storico contemporaneo e docente, che ha amato profondamente la letteratura e ha scritto romanzi oltreché libri scientifici, questa volta coniuga brillantemente storia e letteratura per farne un libro solo, importante e bello – è proprio il caso di dirlo – con una prosa evocatrice ed eloquente talvolta davvero “poetica”, che dovrebbero leggere soprattutto i giovani, come lezione di storia e di grande umanità, ma anche di grande capacità narrativa. Uno splendido mosaico di ricostruzioni, documenti, acute citazioni, dialoghi, diari, lettere, riviste, eventi; un coro di voci familiari o raccontate, che si compone per darci il sentimento del tempo, cioè un tempo in cui dagli eventi trasudano e negli eventi confluiscono pensieri, sentimenti, rispecchiamenti, militanza e coscienze politiche vive. Possiamo definirlo una sorta di “Amarcord” in perfetto equilibrio tra lo storico e l’autobiografico. Un avanti e indietro nel secolo passato di grande forza emotiva e completezza in una scrittura ricercata, calda e brillante, sovente poetica ed enormemente evocativa, capace di restituire appieno atmosfere e sentimenti attorno al ritornello ricorrente: “A peste fame et bello libera nos!”.»
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