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Ho letto vari libri di Enzo Bianchi, che mi sono piaciuti. Non questo. Questo libro mi par piuttosto incentrato su temi di educazione domestica (materia che si insegnava a scuola anni fa). Molte direttive sul cibo, su come mangiare e sulle caratteristiche del cibo. In varie pagine spunti piuttosto comunistoidi, fatti passare come predicazione di Gesu' (che, attenzione, comunista non lo era di certo). Difesa della madre terra a tutti i costi, con una insistenza non dico pagana ma quasi. Molto simile a quella del papa Francesco, il quale, invece di predicare la parole e gli insegnamenti di Cristo, si preoccupa piuttosto della sorte dei vermi o delle formiche e della loro sopravvivenza. Un libro che non aggiunge niente di nuovo, anzi. Sarebbe stato bello se si fosse limitato allo spezzare del pane, incentrato sul gesto di Gesu' e sul suo significato. Niente educazione domestica, niente socialismo o comunismo, niente religione della Terra.
Il pane e il vino sono sulla tavola dell'uomo da tempo immemorabile. E sono i simboli di quanto ci ha lasciato Gesù Cristo prima della sua passione. Il cibo oggi sulle tavole di noi occidentali è superiore a quanto ci necessita. Molto finisce nella spazzatura. Ed è una gran bestemmia nei confronti di quanti nel mondo -e sono ancora tantissimi. non ne hanno a sufficienza.
Il Priore della comunità monastica di Bose(BI) ci regala queste pagine semplici e allo stesso tempo, a mio avviso, molto importanti e significative. Attraverso mille esempi sia di natura culinaria, che soprattutto spirituale e comportamentale, Bianchi mette in risalto il cambiamento di approccio verso il cibo e verso la convivialità dello stare insieme che in questi anni non è più lo stesso. Emerge prepotentemente da queste pagine il richiamo che Bianchi fa ad ognuno di noi e cioè: la nascita di un nuovo pensiero che mette al centro questa voglia di apparire magri e salutisti a tutti i costi, arrivando a sprecare piuttosto che mangiare e isolandoci sempre di più in pranzi veloci e senza commensali intorno. Tanti gli spunti interessanti in merito al rito del pranzo e dello stare insieme,con argomentazioni molto sentite e commoventi soprattutto a riguardo degli aspetti culturali,simbolici e tradizionali del pane e anche del vino.Concludo estrapolando un passaggio in cui Bianchi ci regala nove regole basilari x rispettare il cibo, il pane innanzitutto, la tavola e la voglia di stare insieme. 1)Essere consapevoli di ciò che si mangia; 2)Stupirsi e meravigliarsi sempre; 3)Avere rispetto per il cibo; 4)Benedire e rendere grazie; 5)Abitare la tavola; 6)Gustare con tutti i sensi; 7)Mangiare con lentezza; 8)Condividere il cibo; 9)Rallegrarsi, gioire insieme Bello
Recensioni
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Nel silenzio o nel caldo rumore delle voci, la tavola è il luogo dove si esprime la fiducia reciproca, la fraternità, la gioia condivisa, la pienezza della vita.
«Mangiare è molto più che nutrirsi, bere è molto più che dissetarsi, a tal punto che l’arte del vivere, la sapienza, può essere riassunta e simboleggiata nell’arte del mangiare e bere»
La tavola è un componente centrale della vita di un nucleo familiare: dovrebbe essere il luogo attorno al quale i componenti della famiglia si radunano e creano un momento importante della quotidianità, ovvero la condivisione delle proprie esperienze, il dialogo.
Nel suo nuovo libro Enzo Bianchi, fondatore e priore della Comunità monastica di Bose, ci ricorda che per Gesù e, di conseguenza, per tutti i cristiani, la partecipazione alla stessa tavola è molto di più: è l’occasione per fare festa e trovare pace, per rendere grazie a Dio. Il gesto dello spezzare il pane è fortemente simbolico: non è solo condivisione del nutrimento, che è sostentamento del corpo, ma soprattutto dell’anima, messa in compartecipazione tra tutti i presenti alla mensa. Ed è proprio da questo momento che Gesù viene riconosciuto all’interno dei banchetti descritti nei Vangeli, sia prima della sua resurrezione, sia dopo.
Enzo Bianchi, inoltre, ci fa notare come in molti episodi evangelici sono presenti tavole imbandite e momenti di convivialità, e come Gesù insegna in alcune parabole tramite l’immagine di un avvenimento tanto comune, quanto pieno di sfaccettature e significati. La tavola dev’essere vista sempre come un «insieme» e come un «mai senza l’altro», anche se in alcuni banchetti a cui Gesù viene invitato è chiaro l’intento di escludere chi non è ben accetto, chi è emarginato, come i poveri, gli storpi e chi non può eventualmente ricambiare l’invito in un futuro. Per questo motivo Gesù accetta l’invito anche di coloro che godono pubblicamente di cattiva fama, per stabilire con loro una comunione virtuosa, per redimerli: accoglie la loro richiesta di quel piccolo segno di fiducia del quale avrebbero bisogno per intraprendere il loro cammino di cambiamento, e festeggia con loro questo evento tramite il cibo e la tavola.
Attraverso numerose citazioni di passi biblici ed evangelici, Enzo Bianchi ci racconta la figura di Gesù in quanto Amore incondizionato e disinteressato, contrapposto alla società che, anche oggi così come ai tempi, è governata da forze spesso contrapposte all’amicizia, alla comunione, al perdono e porta gli uomini al suo interno a dimenticarsi ciò che porta la gioia e la pace ogni giorno.
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