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Ho scoperto la Roach grazie a "Stecchiti. Le vite curiose dei cadaveri". Tra i due, ho sinceramente preferito il primo, che ho trovato più coeso di quest'ultimo. Ad ogni modo, si tratta di un volume interessante che offre al lettore un curioso punto di vista sulla vita-dopo-la-morte attraverso la presentazione di ricerche che spesso stanno in bilico tra la scienza e la pseudo-scienza. Si parla di sensitivi, ectoplasmi fatti di mussola, registrazioni EVP, reincarnazioni, strani esperimenti magnetici. Il tutto raccontato con il solito humor che contraddistingue l'autrice. Gradevole.
Un libro riuscito nella rassegna critica di presunte sopravvivenze dell'anima o come la si vuol chiamare dopo la morte. Il panorama è molto ampio. Tra le tante le esibizioni dei medium veri e propri spettacoli davvero sorprendenti non in quanto prove di contatto con i morti ma in quanto numeri di illusionismo che sfruttavano capacità fuori dal comune ma non fuori dal mondo dei vivi. Ben diverso il discorso degli esperimenti scientifici intesi a scoprire le esperienze che un soggetto può provare in sala operatoria quando le funzioni vitali sono interrotte. Qui forse l'obiezione principale può essere: se in quei momenti esiste una dimensione che consente osservazioni perchè riguarda solo alcuni e non tutte le persone che si trovano in quello stato? L'autrice semina ironia nella sua trattazione ma per fortuna non supera quel livello che avrebbe reso la lettura stucchevole. Conclude ammettendo un'eterna area di mistero inspiegabile e giustificando il “credere senza sapere” cioè il ritenere inutile che le proprie credenze debbano accordarsi con la realtà conosciuta il che invece dovrebbe essere scontato in una visione razionale e logica. Finisce poi con il definire più affascinante e divertente il credere (ai fantasmi ecc. ecc.) che non credere. Continuo a essere di altro avviso. Da una parte si può essere affascinati da cose sicuramente vere dall'altra si può essere affascinati da creazioni fantastiche senza per questo crederle vere.
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