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Come nessuno prima, von Balthasar squarcia le tenebre della comune disperazione, invitando la luce del Redentore ad illuminare le nostre esistenze. L'interrogativo posto non è da poco: un vero cristiano, nello spirito di misericordia del Signore, «deve sperare per tutti», sperare che l'inferno sia di fatto vuoto - per quanto non affermi il declino in una Apocatastasi, data la libertà di cui ogni uomo gode di rinnegare il perdone del divino. Un testo profondo, ma di immediata comprensione - a meno che non si cada nell'ignoranza di una strutturata presunzione, che costrinse l'autore all'appendice, per chiarire ulteriormente il suo già preciso pensiero. Un consiglio: da leggere dopo "Teologia dei tre giorni" dello stesso autore.
Già a metà del II secolo Marcione prospetta un'eresia cristiana ch'esaspera la distinzione paolina fra la Legge ebraica e la Grazia nel e del Figlio di Dio, così da separare dualisticamente un amorevole Dio Ignoto, da cui discenderebbe Gesù, e il Dio dell'Antico Testamento, chiamato Demiurgo, creatore del mondo fisico e giudice inclemente degl'uomini. Nel 553 il II Concilio di Costantinopoli, il V ecumenico, condanna la dottrina dell'"Apokatástasis" (Atti 3, 21), un'ipotesi saggiata da Origene (1a metà del III secolo) concernente una salvezza universal'e cosmica di tutte le cose. Invece per numerosi esponenti della teologia protestante del XX secolo "l'apocatastasi è la conclusione più logica [...circa la] meditazione sulla grazia" (Amilcare Giudici, "Religioni e salvezza. Un confronto tra la teologia cattolica e la teologia protestante", 1978, p. 207). Da canto loro i cattolici provano ad aggirare la condanna del 553 facendo leva s'un conflitto fra le tre virtù teologali; ciò che per "fides" (teologia dogmatica) dev'essere rifiutato e gettato via dalla porta, per "spes" (teologia della speranza) dev'essere accolto e fatto rientrare dalla finestra, poiché "[L'amore...] tutto crede, [ma pure] tutto spera" (1Corinzi 13, 7). Balthasar vi ha dedicato una piccola trilogia: "Sperare per tutti [1981, 1989]. Con l'aggiunta di 'Breve discorso sull'inferno' [1987, 1988/1993]. In appendice 'Apocatastasi' [1997]". Egli cita la lunga lista di teologi cattolici che la pensa come lui: Przywara, Lubac, Marcel, Ratzinger, Kasper, Greshake, Guardini, Rahner, ecc.: "In breve: una compagnia, in cui mi sento benissimo" (p. 125). Tuttavia, finché si continuerà a ridurr'il carismatico, il miracoloso e il taumaturgico a un privilegio locale, "ad personam", discriminatorio, si persisterà inesorabilmente con le cratofanie sacrificali bloccand'il transito al beneficio globale, olistico, massivo, "Urbi et Orbi", al "tana libera tutto e tutti" democratico e paritetico, appunto l'apocatastasi.
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