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La speranza è un’emozione o un passione? È un sentire passeggero e momentaneo, oppure può essere alla base della struttura della soggettività? Il Novecento ha decostruito il soggetto, andando alla radice delle aperture della sensibilità. Il libro si propone di percorre le tappe della filosofia della differenza, passando in esame il pensiero di Martin Heidegger, che riabilita le tonalità emotive, di Gilles Deleuze e Felix Guattari, che portano in primo piano la dissoluzione dell’io nella vita pulsionale e quello di Luce Irigaray che porta a parola la voce, per secoli solo emotiva, della donna. Seguendo le loro riflessioni si cerca di andare oltre la decostruzione e analizzare la speranza, per vedere se è ancora possibile, oggi, parlare di soggetto della scelta e di assunzione di responsabilità, e se sperare possa significare aprirsi al futuro senza cadere nel pensiero totalitario della modernità. L’eredità della filosofia della speranza di Ernst Bloch è il leitmotiv che accompagna questo exursus.
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