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Questo romanzo affronta di petto lo spavento concreto, elettrico e vitalissimo di due personaggi le cui esistenze s'intrecciano e si modificano a vicenda.
«Starnone è intelligente, profondo, abile nell'elaborare strutture complesse, capace di un'osservazione pungente» – Ernesto Ferrero
«Sono stato un uomo giovane, ho vissuto con pienezza e allegria, prima o poi dovrò morire». Questo romanzo affronta di petto lo spavento concreto, elettrico e vitalissimo di due personaggi le cui esistenze s'intrecciano e si modificano a vicenda: lo scrittore che inventa la storia e l'uomo che è al centro di quella storia, Pietro Tosca, sceneggiatore sessantanovenne che sente che «sta cominciando la vecchiaia vera» e forse qualcosa di peggio. Lo avverte dalla «sindrome del corpo sfiduciato», e poi da un segno che ha la forza di una rivelazione: qualche goccia di sangue nell'urina. Mentre intorno a lui la vita scalcia, soprattutto nella piccola cerchia dei giovani pronti a sbranarsi per la carriera, Tosca forse sta per morire. E all'idea della morte reagisce inventandosi una strategia di elusione. Ma all'improvviso lo scrittore che sta dando corpo alla storia di Pietro si ammala pure lui: sdraiato nel letto di un ospedale continua a scrivere, e piú scrive piú l'angoscia che ha immaginato per il suo personaggio diventa la sua, in un gioco di specchi e rimandi che confonde e intreccia le vite.
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Ci sono romanzi per i quali è importante quello che accade "fuori"; per quelli di Starnone, invece, quello che accade "dentro": il movimento è perlopiù del pensiero e le analisi introspettive si manifestano esternamente nelle deiezioni materiali ed emotive che il corpo emette. Questo accade in molti suoi romanzi della maturità, quelli dopo Via Gemito, ma in particolare in Spavento, che è la storia dell'evolversi di un malessere fisico, il quale mette in discussione la pacifica vita di uno sceneggiatore, alla soglia della pensione, e che acuisce le sue capacità di interpretare il mondo, osservato dalla prospettiva immobile della malattia. Man mano che la lettura di Spavento andava avanti mi convincevo che, per entrarvi bene, dovevo seguire la cartina tornasole che Starnone stesso aveva messo nel libro, e, così, ho letto in parallelo Spavento e La morte di Ivan Il'ic di Lev Tolstoj . Il romanzo di Starnone è un raffinato gioco di specchi: Pietro Tosca, il protagonista del romanzo, si confronta con il Pietro Tosca del racconto che lo stesso Pietro Tosca scrive, in un omonimia che confonde, diverte e inquieta; inoltre Pietro Tosca si nutre del paragone con il sentirsi malato e incompreso di Ivan Il'ic, del grande maestro Tolstoj, in un susseguirsi di richiami letterari e narrativi che mi ha intrigato moltissimo. Ma Spavento non è solo un gioco intellettuale; la percezione dell'indebolirsi gradualmente, del dipendere dagli altri, la paura dell'avvicinarsi della morte, le scene di agonia, che Ivan Il'ic vive nella Russia ottocentesca, Starnone le ambienta nel set di un ospedale, fin troppo realistico per chi ha subito un periodo di lungodegenza e, ahimè, fin troppo attuale e doloroso, se si pensa a quello che sta accadendo oggi. Con Spavento, nel mio cammino, un poco ondivago, di conoscenza dell'opera omnia di Starnone, si conferma la mia stima di lui come un narratore dell'animo umano mai banale, ma sempre tagliente...come un bisturi.
Straordinario, letto in 3 giorni, letteralmente incollata al libro
Starnone mi è piaciuto nei suoi libri sulla scuola. questo invece mi pare proprio bruttino, poco credibile, costruito a tavolino e cerebrale nonostante il tema, soprattutto nella storia troppo forzata di Tosca
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