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Ottava parte di una saga che, nel complesso, si può ritenere gradevole, ma questo episodio, a mio avviso, è nettamente il peggiore e il più debole della serie. Anzitutto, la storia generale avanza in modo impercettibile, con divagazioni ma senza una vera coerenza con l'impianto complessivo. Mi pare poco sostenibile narrativamente la figura del Penetrante (presentato come cattivone invincibile, ma che poi presenta un'ingenuità a dir poco imbarazzante). In sostanza, la narrazione accumula una serie di ostacoli che (mai come in questo episodio) vengono poi sciolti con estrema rapidità ma anche con scarsa verosimiglianza in poche pagine finali. Ma quello che mi ha disturbato maggiormente è stato il tono da "predicatore" che TG ha assunto, specialmente con questo libro. Mi spiego: ok legittimare in una guerra la violenza per le circostanze estreme che i protagonisti devono affrontare, ma in questo caso se ne vuole spiegare l'uso presentando, con forte contrasto, un intero popolo che la bandisce in maniera integrale. Peccato che in questo modo si dia della nonviolenza un'immagine veramente caricaturale e di una superficialità estrema. Oltretutto, Goodkind porta avanti la sua "tirata" (proseguendo la sua comprensibile condanna di qualsiasi forma di fanatismo) con un ardore polemico e con una lettura così unilaterale, con personaggi e situazioni veramente "manichee" e con scarse sfumature, da rischiare a propria volta di cadere in quell'atteggiamento che intende deplorare. Ripeto, purtroppo personaggi che presentano una rigidità notevole e un'evoluzione poco spiegata (ben distanti, ad esempio, dalla maturazione del personaggio di Nicci). Peccato, perché l'intuizione espressa nel precedente episodio, quello sui Pilastri della creazione, avrebbe potuto dar adito ad un seguito migliore.
Che dire di questo 8° capitolo... fondamentalmente è banale. Non dico che sia scritto male, scorre bene e ci sono momenti interessanti, però nel complesso è l’ennesimo allungamento del brodo. Ci si ritrova davanti a un’altra sottotrama, scontata tra l’altro, per posticipare ancora gli eventi salienti. Mi è sembrato così vuoto e blando, privo di valore. “I Pilastri della Creazione” è stato più pesante e tedioso ma almeno è stato più incisivo. Richard è diventato scocciante, fa la morale a chiunque, mente Kahlan è praticamente inesistente, il suo personaggio non ha spessore, pur rimanendo irritante. Ho apprezzato molto di più le vicende nel Nuovo Mondo, anche se brevi. Soprattutto quelle di Nathan, il mio personaggio preferito. La situazione che ho preferito è stata la punizione, purtroppo breve, del profeta per la sua vecchia carceriera, fino ad ora mi è difficile credere che le Sorelle della Luce abbiano messo le mani su un Rahl senza conseguenze. Non penso che i maghi dovrebbero temere tanto chi non vede il dono. La loro magia non avrà effetto su quella gente ma funzionerà su ciò che li circonda; con il suo potere Zedd non potrebbe far sollevare delle pietre e lapidarli a morte? Comunque l’idea di rinchiudere una popolazione perché non concepisce il male è ridicola, tenendo conto che nella realtà ci sono veramente gruppi simili. Non metto in dubbio che sbaglino ma un simile pensiero non potrebbe mai attecchirebbe su larga scala. Non concordo con quanto dice Richard sulla magia. Se il Creatore l’ha voluta nel mondo vuol dire che ha il diritto di restarci, mentre l’equilibrio tra maghi e chi non vede la magia fu rotto artificialmente da un mago. Pensare che la morte di Jagang non sarebbe di alcuna utilità è una stupidaggine. Morto lui l’Ordine Imperiale perderebbe il controllo su maghi e incantatrici e la sua unità, ci sarebbero lotte per la successione, rivolte... La regola del mago citata è fondamentalmente vera quanto banale, almeno quanto il libro che la contiene
Questo capitolo tende a riprendere la trama energica e ricca di copli di scena dei precedenti migliori ma ritorna ancora al suo massimo livello. Vediamo ora cosa succede nel 9°
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