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Anno edizione: 2020
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Consigliato agli amanti della fantascienza, specie quella ironica alla Douglas Adams, spesso citato tra le righe. "Spacefood" è però una ghiotta occasione anche per chi ama il cibo e le avventure rocambolesche. Una lettura che scorre via leggera come una buona cena in una "Taverna Galattica".
Il libro può definirsi un viaggio “gastronomico” fino ai confini della galassia, vissuto in buonissima parte a tavola, dinanzi a prelibate pietanze, da personaggi dotati di non comune capacità di apprezzarle e consumarle. (Il ristorante, nota l’Autore, è il luogo che gli esseri viventi prediligono più di ogni altro per momenti di socialità e affari). Fili conduttori della vicenda sono un surreale che disvela il reale e un’ironia (di cui sono vittime soprattutto consorterie cui non tutti sono ammessi, trasmissioni televisive e aziende che premiano i loro migliori impiegati), che rende piacevole e fluida la storia, condita da un’inventiva davvero inesauribile e capace di far scoppiare impreviste risate. L’idea consiste nel mostrare non l’eccezionalità, ma la normalità del futuro, proiettando in esso il presente. L’ambientazione è insolita e l’insolito, si sa, è un terreno scivoloso, nel quale non si gode dell’aiuto del consueto, che il lettore è già abituato ad accettare. Il nostro Autore, tuttavia, si muove bene in esso. Lasciamoci perciò condurre da lui in un mondo nel quale si può essere teletrasportati “a pacchetti”, vi sono luoghi nei quali spazio e tempo si annullano a vicenda, sedie anatomiche che assumono al millimetro la forma dell’occupante e continui disastri, nei quali la medicina del futuro può, di due persone distrutte, recuperare l’occorrente per rifarne almeno una.
Un romanzo che è un tributo all’Irlanda e agli irlandesi e rientra nel filone della fantascienza umoristica, con evidenti riferimenti al ciclo "Guida galattica per autostoppisti" di Douglas Adams e all’antologia "La settima vittima" di Robert Sheckley. Romanzi nei quali è comunque presente la satira sociale e una morale, seppure secondaria, rispetto all’aspetto comico-narrativo. Inoltre lo stesso autore ammette di aver preso numerosi spunti da tre libri di Achille Campanile, grande scrittore italiano e il più grande umorista che l’Italia ha avuto nel Novecento: Agosto, moglie mia non ti conosco, Tragedie in due battute e L’Eroe. Il romanzo, suddiviso in tre capitoli: una parodia di una recensione giornalistica gastronomica e due avventure, che raccontano improbabili imprese ambientate in un universo surreale, popolato da personaggi bizzarri capaci di ridere, far ridere e ridere di se stessi. Il protagonista è Aner Sims, un giornalista enogastronomico che cura la rubrica “Ristoranti Novità” per il giornale The Times of Hibernia, la principale testata giornalistica del pianeta omonimo, con sede nella capitale. Valente critico, deve difendersi dai colleghi che lo sottostimano e da Augustus, che lo tormenta con le sue trovate. Un mix interessante. Il risultato è sicuramente gradevole, specialmente per chi ama il genere.
Recensioni
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