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L'estate romana del 1944, la vita di un giovane intellettuale e le stelle della bandiera americana, e la stella rossa, del sogno bolscevico o dell'incubo.
scheda di Rossi, P., L'Indice 1994, n. 1
Talvolta il ritrovamento di un diario può gettare nuova luce sulla personalità di un uomo. Non è questo il caso di "Sotto le stelle del '44"; recentemente comparso in mezzo alle carte di Steno, questo "diario futile" ritrovato dalla vedova e curato da Tullio Kezich non ha il fascino della notizia inedita o della figurina necessaria a completare un album dei ricordi. Sono altri i motivi d'interesse di quella che il regista presenta come una raccolta di pagine dedicate a note di costume o di fantasia, impreziosite da "un contrappunto di materiale vero di ogni giorno". E tra i tanti vi è innanzitutto la forte discrepanza tra i fatti della Storia - tre mesi di guerra trascorsi a Roma, fra confuse notizie di distruzioni nell'Italia del nord e risveglio della vita civile e artistica in sede locale - e quelli riguardanti la professione, caratterizzata dalla comparsa in scena di una rivista satirica scritta insieme con Renato Castellani e con la collaborazione anonima di Longanesi e Soldati. Un tale contrasto produce in Steno la consapevolezza di vivere un anno che vale come dieci, da fermare quindi su un foglio bianco. Non mancano comunque la noia, la stanchezza, l'inquietudine per la miseria e l'ironia per i luoghi comuni che emergono nel linguaggio della ricostruzione. E soprattutto si fanno strada le annotazioni pungenti, come quella che interpreta il fascismo come "un'americanata presa sul serio".
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