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Tra giochi proibiti, violenza e intrighi morbosi, un avvincente rompicapo dal maestro del thriller giapponese.
Doveva essere un giorno di riposo per l'ispettore Sasagaki, invece è l'inizio di un caso inestricabile che finirà per ossessionarlo per molto, molto tempo. Il corpo di Yosuke Kirihara, stimato proprietario di un banco di pegni, viene rinvenuto in un edificio abbandonato. Sdraiato su un divano, i capelli composti, l'abito elegante, come addormentato, non fosse per quella chiazza di sangue in mezzo al torace. I sospetti ricadono di volta in volta sui familiari, poi sui clienti del negozio, infine su una presunta amante, ma più il cerchio si stringe più la polizia brancola nel buio: non ci sono prove schiaccianti e gli indiziati hanno alibi che si sostengono a vicenda. E, come una maledizione, tutti coloro che hanno a che fare con il caso Kirihara finiscono per morire in strane circostanze. Tutti tranne il figlio della vittima, Ryo, un ragazzo cupo e impenetrabile che vive arricchendosi con traffici illegali, e la figlia dell'amante di Kirihara, Yukiho, studentessa brillante e di una bellezza mozzafiato. Si dice che la pazienza sia la virtù dei forti, ma vent'anni sono davvero troppi, specialmente quando si tratta di un efferato omicidio. Riuscirà l'ispettore Sasagaki a sciogliere il mistero che lo tormenta e a incastrare un colpevole che gli sfugge da decenni?
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thriller ricco di suspense. nonostante il numero di pagine (quasi 700) ho finito di leggere questo romanzo in pochi giorni
Oltre 500 pagine di un poliziesco che mi è piaciuto molto, ma di cui non condivido il finale. Dopo 20 anni di un inseguimento di due ipotetici criminali, prove e prove disseminate dall'autore senza mai però avere uno straccio di prova (possibili colpevoli morti, gente reticente ecc.) si arriva a un finale che non è aperto, ma che chiude il cerchio con la sola spiegazione da parte della legge e non da quella del criminale. Mancava poco per essere il miglior libro letto nel gennaio 2023.
È il secondo libro che leggo di Higashino e, nonostante sia rimasto un po' spiazzato dalla lunghezza, mi è piaciuto molto. Di questo scrittore apprezzo la forma narrativa, basata quasi esclusivamente sui dialoghi, così lo stile che ne deriva è pulito e funzionale allo scorrere della storia. La storia dura 19 anni, con tutta una serie di vicende e microstorie all'interno di essa, ogni personaggio alla fine ha la sua importanza, ogni azione si spiega e concorre al bandolo della matassa. Chi ne condanna la prevedibilità è evidente che non conosce Higashino, sarebbe come lamentarsi di sapere già chi è l'assassino in una puntata di Colombo... in queste storie il thrilling non è dato dalla scoperta dell'omicida, ma dal conoscere poco alla volta i personaggi e nel mettere insieme tutto quello che ha portato alle loro azioni.
Recensioni
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