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Anno edizione: 2011
Anno edizione: 2015
Un gioiello allegorico, una parabola fantascientifica, un capolavoro di ironia che ha infiniti livelli di lettura, dal comico al mistico.
Dall'isola verde dei ghiacciai bollenti, la storia moderna di un mito senza tempo. A raccontarla è un anonimo studente di teologia, inviato dal vescovo d'Islanda nel lontano ovest, ai piedi del leggendario vulcano Snæfell, dove Jules Verne fece iniziare il suo viaggio al centro della terra. Cos'è successo nella parrocchia locale? Perché il pastore ha sprangato la chiesa, si rifiuta di battezzare i bambini e seppellire i morti e passa il tempo a ferrare cavalli? L'emissario vescovile avrà il suo da fare per raccapezzarsi tra uno scienziato-sciamano trapiantato negli Stati Uniti, la "resurrezione" di un salmone sepolto nel ghiacciaio e una donna senza età che si dice non abbia mai mangiato, dormito e nemmeno toccato acqua. Dietro le più folli bizzarrie pare nascondersi un vero e proprio credo – futuristico o primordiale? – che fonde tutte le religioni dei tempi in un'inafferrabile teosofia. Forse la sua logica è così elementare da sfuggire al non iniziato. Forse è la stessa logica che governa le saghe e la grande poesia. Libro culto di Susan Sontag, Sotto il ghiacciaio è un gioiello allegorico, una parabola fantascientifica, un capolavoro di ironia che ha infiniti livelli di lettura, dal comico al mistico. Con la sua straordinaria capacità di abbracciare passato e presente della sua terra per indagare temi universali, Laxness si confronta con il mistero della vita e il significato della fede nel moderno Occidente. Mito e magia, cultura e natura, ingenuità e stoltezza si mescolano nella visione provocatoria di un acuto conoscitore delle utopie e delle passioni umane.
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
"La parola mai forse vuol dire sempre". A uno come me basta e avanza questa frase per congedare col massimo dei voti, a metà libro, l'intero anche non concluso. Quante pagine servono per sciogliere in sette termini la condizione umana? Cappello giù a Mastro Laxness (e traduttore s'intende) per questa fucilata dritta alle tempie dell'orgasmo. Sia chiaro, il libro poi l'ho terminato, ma in quella consapevolezza già stanca che non aveva bisogno di ulteriori passaggi. E tuttavia - credetemi - quanti altri ne grondano da questa rapida incredibile! Chiedete le prove? Iniziamo: "Siamo scimmie affettuose che donano fiori" (si accettano improbabili smentite); "Chi non vive nella poesia non sopravvive su questa terra". Troppo scontata? Allora prendetevi questa, lussureggiante e svitata come un genio dallo sguardo perfetto: "Il razio-cigno è un uccello che non vola". Andare avanti poi non è che sorseggiare il vino delle pagine, fra tenerezze diffuse e bislaccherie semiserie, in una baraonda di folli coerentissimi che agitano la vicenda come ai piedi di un enorme incantesimo. Ho giurato: recensione disastrata e divertita tanto lo è il libro in questione; inutile davvero sprecare logiche o sistemi quando già nel nervo di ogni rigo brilla da sola una gioia naturale, direi...spero vi piaccia...una salute del leggere identica a un "evviva, sono salvo!". Il nonsenso viaggia in prima classe, sappiatelo, e detesta avere accanto compagni sani, lucidi, cha altro non sono che merce orripilante nel mercato pensante, bipedi tascabili mai concepiti in brossura, conventicole minorate nel bosco calvo del perbenismo. Perché una serratura rotta che permette l'accesso in una stanza carica di libri a gente pericolosa va aggiustata prima di quella della Banca Nazionale. E' chiaro? Perché é improbabile che a Tessalonica l'apostolo Paolo sarebbe stato bastonato se avesse avuto una jeep funzionante". Dovrebbe essere cantata ogni recensione a questo libro, nel cielo dei miracoli e della salvezza.
I primi capitoli mi hanno incuriosito, poi forse l'eccessiva bizzarria dei personaggi e di molti dialoghi mi aveva annoiato, ma gli ultimi capitoli e il finale inaspettato hanno risollevato il mio giudizio. C'è un personaggio razionale che si confronta con l'irrazionale e il rifiuto iniziale. Però poi...
Ero indecisa se affrontare questo premio Nobel da qui o dalle altre sue due altre pubblicazioni Iperborea. Forse non è stata la scelta più azzeccata in quanto non sono riuscita ad apprezzare questo romanzo come forse merita. Non mi ha né incuriosita né particolarmente divertita o intrattenuta. Non si è instaurata quella necessaria sintonia. Finito a stento; forse 'dovrei', ma non ho voglia di approfondire.
Recensioni
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