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Viene difficile, alla fine della lettura, accettare la realtà di essersi imbattuti in un falso, in un pastiche della letteratura orientale classica creato ad arte da una scrittrice vivente. Lascia l'amaro in bocca poi doversi rassegnare all'impossibilità di poter gustare i versi della (immaginaria) poetessa Onogoro, come si può fare con romanzi di Murasaki Shikibu o le note di Sei Shonagon. E' un vero peccato perché se le poesie di Onogoro avessero davvero avuto l'effetto di questo romanzo, avremmo una volta tanto compreso la forza della poesia, al di là di come si fa negli studi scolastici: con metodi più appropriati alle necroscopie. E chissà che non sia stato proprio il romanzo di Alison Fell a ispirare il film di Peter Greenaway, dove la letteratura prende vita nei corpi delle persone su cui viene scritta; con i tempi di pubblicazione ci siamo. Ma è ancora più triste il trattamento che questo romanzo abbia avuto in Italia. Tradotto in maniera impeccabile, ne è stato messo in luce solo l'aspetto erotico, preponderante certo ma niente affatto esclusivo né esplicito. Ora, dopo un periodo in cui è stato pressoché introvabile, torna in commercio con un titolo meno erotico del precedente che era Le storie d'alcova di Lady Onogoro, anche se difficilmente sarà da noi un culto come all'estero. Di certo la prosa non è elementare, ma era una necessità, visto che l'intento era creare un romanzo che avesse avuto la struttura, ma soprattutto lo stile, dei classici della letteratura giapponese. Altro neo meno trascurabile è la trama, un po' raffazzonata e si notano le cuciture, pure se risultano appena percettibili nel vortice di sensualità e passioni imbastito dalla forbita autrice. Per chi vorrà leggere Sotto il cuscino di lady Onogoro - anche se il titolo originale, The pillow boy, basato su un doppio senso tra il titolo in inglese dell'opera di Shonagon e la trama stessa del romanzo, è più appropriato - il consiglio è di non farsi scappare la preziosa opportunità.
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