Brillante, scorrevole, ricco di riferimenti e capace di rendersi “vicino” al lettore. Montaigne non mira alla formazione di un sapere stabile e universale, ma a sperimentare e, appunto, saggiare i più svariati aspetti dell’esistenza individuale.
Leggere Montaigneè come vedersi riflessi in uno specchio attraverso le parole di un amico. È a un dialogo con un amico saggio e stravagante assomiglia la lettura di questa selezione dei Saggi. In Sopravvivi all’amore lo sguardo è rivolto all’intimità del soggetto, caratterizzato da sentimenti come tristezza, vanità, malinconia e collera: stati dell’animo che non sono semplicemente la cifra della fragilità dell’individuo, ma i presupposti per la sua apertura a nuove prospettive esistenziali e della tendenza a superare continuamente se stessi. Così, se l’amore è espressione della ricerca di una pienezza e strumento per definire in maniera stabile l’identità personale, sopravvivere all’amore significa mantenere vitale la tensione dell’esistenza rendendosi consapevoli del fatto che la vita è continua ricerca e costante rinnovamento. La malinconia e la tristezza, in particolare, vengono visti da Montaigne come strumenti fondamentali per prendere le distanze dalla realtà, guardarla lucidamente e ricondurre a se stessi ogni tentativo di modificarla. Ma ciò non ci permette mai di superare la vanità, condizione fondamentale dell’essere umano, che tende a compiacersi più delle cose altrui che delle proprie e ad amare l’agitazione e il cambiamento. Questa radicale e strutturale incostanza mostra quanto non siamo mai in noi, ma sempre al di là di noi: qualsiasi cosa ci capiti di conoscere e di godere, sentiamo che non ci soddisfa, e andiamo anelando dietro alle cose future e sconosciute, giacché le presenti non ci saziano.
Sopravvivi all’amore costituisce il terzo volume dei Saggi di Montaigne, dopo Coltiva l’imperfezione e La fame di Venere, in cui ancora una volta emerge il suo stile saggistico, brillante, scorrevole, ricco di riferimenti e capace di rendersi “vicino” al lettore, che non mira alla formazione di un sapere stabile e universale, ma a sperimentare e, appunto, saggiare i più svariati aspetti dell’esistenza individuale.
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