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La scelta antologica dell'epistolario di Camille Claudel (1864-1943) proposta dalle edizioni pistoiesi Via del Vento include diversi destinatari: parenti e amici, mercanti e critici d'arte, la madre e lo scultore Auguste Rodin, presente nella raccolta con stralci di due sole missive. Fu proprio il sofferto rapporto che legò la giovane Camille al celebre artista a condizionare tutta la sua esistenza, fino a condurla a gesti violenti, manie persecutorie e deliri psicotici, che la portarono al ricovero manicomiale durato trent'anni. «Dormo interamente nuda per fantasticare che lei mi sia accanto ma appena mi sveglio non è più la stessa identica cosa. Un bacio. E non mi tradisca più». Della passione sensuale e intellettuale vissuta con Rodin, che mai ebbe il coraggio di lasciare la moglie per la sua affascinante collaboratrice e musa, Camille riuscì a salvare pochissimo, travolta da un'angosciante gelosia e da sospetti di plagio e torbidi interessi economici rivolti al maestro: «M.Rodin sa bene quanto spregevoli persone si sono azzardate a dire che è lui l'autore delle mie sculture...; l'ugonotto Rodin dispone lui l'inoculazione della dose perché vorrebbe ereditare il mio atelier con la complicità dell'amichetta...; è la cricca di Rodin ad aver fatto il lavaggio del cervello alla mamma...». Strazianti sono le richieste di aiuto rivolte alla madre, al fratello e a pochi amici, all'inizio e durante l'internamento in ospedale: «Un ciclone mi ha ghermita, me insieme al mio atelier, ma per l'insolita natura del turbine i miei cocci si sono andati a infilare dritti dritti nella saccoccia di Rodin e compagni, mentre io disgraziata sono stata sbalzata con levità in un luogo circondato da mura in compagnia di alienati. Mi do un gran da fare per inserirmi dignitosamente in questa splendida accolita: non sfiguro poi molto!». Follia e arte hanno nutrito le sculture di Camille Claudel, di cui solo in tempi recenti si è compresa la tormentata grandezza.
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