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Anno edizione: 2011
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Un album principalmente di cover... fantastiche cover, imperdibile.
Negli anni Chris Cornell è cambiato. I fan di vecchia data potranno dire che la sua voce ha perso potenza, e magari provare un po' di nostalgia ascoltando le versioni acustiche di Call me a Dog (in origine registrata con i Temple of the Dog) o Black Hole Sun Fell on Black Days (del repertorio dei Soungarden). Il ragazzo che scuoteva i lunghi capelli corvini sui palchi di Seattle non c'è più, sostituito da un cantante in cui la rabbia giovanile è sfumata in una nuova morbidezza, non sempre gestita con consapevolezza (Ground Zero, sulle morti dell'11 settembre, creca di essere viscerale senza riuscire a decollare del tutto). L'anima melodica era sempre stata presente in Chris dai tempi da Euphoria Morning, quando si presentava al mondo come solista con una chiara dichiarazione d'intenti: Can't change me, ma si nascondeva in piccole gemme di tranquillità anche in progetti più recenti come Audioslave (I'm in the Highway). Il tempo passa per tutti e non bisogna stupirsi di queste metamorfosi stilistiche che addolciscono i toni. È ciò che avvenuto anche a Robert Plant, e Thank you, registrata in origine in un concerto a Stoccolma e inclusa nell'album Carry On è proprio una cover in omaggio ai Led Zeppelin. Le tracce di Songbook scorrono ripercorrendo l'intera carriera di Cornell, la chitarra classica crea un'atmosfera intima, ma il disco non raggiunge la bellezza armoniosa dell'Unplugged in Sweden del 2006. Non c'è spazio per l'adrenalinica You Know my Name di 007, ma il capitolo delle collaborazioni cinematografiche è ben rappresentato dall'arpeggiata The Keeper, parte della colonna sonora del film Machine Gun Preacher, finora inedita; mentre l'unica vera novità è il pezzo d'apertura (As Hopes and Promeses Fade) che riprende gli schemi della ballad malinconica.
Recensioni
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