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Anno edizione: 2013
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Analisi accurata dell'affetto depressivo. Davvero consigliato!
"La depressione mi segnala che non so perdere" scrive l'A. in questo bellisismo libro dopo aver elencato le "perdite" e cioè il lutto depressivo nelle sue varie manifestazioni (malattia, delusione, perdita, trauma sociale ecc.) Fin qui siamo nel solco della ortodossia psicoanalitica: la crisi consegue al "lutto depressivo" ad una perdita alla quale il depresso non sa reagire e di cui non sa farsi ragione: il lutto lo devasta al punto da precludere il contatto sociale normale, lo annienta lo esclude dal mondo. Non sa "perdere" come scrive l'A. ma non sa nemmeno "perdonare": se riusciamo a perdonare noi stessi e i nostri errori siamo immuni dal male oscuro. L'originalità dello studio dell'A. sta nel descritto rapporto fra depressione e narcisismo: il passato del depresso è un narciso ferito e perdente, irrecuperabile e quindi tragico. E' Narciso che crolla col lutto perchè il suo equilibrio era illusorio e precario mantenuto dalla conferma e dal riscontro sociale che va in crisi col lutto e lo invalida, lo sconfigge escludendolo dalla vita sociale presentandogli il conto di una esistenza vissuta in una continua elusione del principio di realtà, che non ha mai acquisito e che invece è la legge della normalità perchè non ci sono psicosi scevre di fantasie invalidanti e rovinose. Il depresso è un abitante dell'immaginario scrive L'A. e coglie l'essenza della esperienza; un libro che fa capire il disastro e le cause; la beffa di Sokal riservata all'A. per i suoi modelli matematici giudicati troppo empirici nella misurazione psicometrica non menoma la validità dell'opera: la mathesis misura non spiega.
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