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«Per me è molto importante sentirmi sulla tua stessa strada. Perché hai vissuto ciò che io ho solo letto, e perché avendolo vissuto non hai assecondato l'istinto di rispondere all'odio con l'odio.»
«Segre e Colombo rievocano la Shoah da un punto di vista personale e collettivo» - Corriere della Sera
«Un dialogo su giustizia, legalità e sulla necessità di non voltarsi dall'altra parte» - la Lettura
«Non abbiamo bisogno di eroi, serve però tenere sempre viva la capacità di vergognarsi per il male altrui, di non voltarsi dall'altra parte, di non accettare le ingiustizie.»
Liliana Segre ha compiuto da poco otto anni quando, nel 1938, con l'emanazione delle leggi razziali, le viene impedito di tornare in classe: alunni e insegnanti di «razza ebraica» sono espulsi dalle scuole statali, e di lì a poco gli ebrei vengono licenziati dalle amministrazioni pubbliche e dalle banche, non possono sposare «ariani», possedere aziende, scrivere sui giornali e subiscono molte altre odiose limitazioni. È l'inizio della più terribile delle tragedie che culminerà nei campi di sterminio e nelle camere a gas. In questo dialogo, Liliana Segre e Gherardo Colombo ripercorrono quei drammatici momenti personali e collettivi, si interrogano sulla profonda differenza che intercorre tra giustizia e legalità e sottolineano la necessità di non voltare mai lo sguardo davanti alle ingiustizie, per fare in modo che le pagine più oscure della nostra storia non si ripetano mai più.
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E' un dialogo tra l'ex magistrato Gherardo Colombo e Liliana Segre con quest'ultima molto ispirata e intima nel raccontare, oltre all'esperienza concentrazionaria, aspetti molto delicati e particolari della sua vita privata con il marito che si avvicinò, dopo essere stato internato in Germania per non aver aderito alla RSI, al Movimento Sociale di Almirante causandole non poche sofferenze. La Segre racconta anche dettagli che non conoscevo o non ricordavo più, come la sua presenza "nascosta" ai funerali di Sergio Ramelli, giovane militante del Fronte della Gioventù milanese. Mi aspettavo una partecipazione più significativa di Colombo che si limita, a livello di contributo originale, a parlare, per un paio di paginette, di "Mani pulite" e a citare alcuni libri interessanti ("I soldati ebrei di Mussolini" di Giovanni Cecini, "Ebreo, tu non esisti" di Paola Frandini oltre ad altri più noti quali la Banalità del male di Arendt o l'opera di Primo Levi) e nulla più. Una lettura in ogni caso interessante.
Due straordinarie personalità che hanno contribuito profondamente alla nascita e l'evoluzione dello stato italiano si confrontano su un tema ancora oggi attualissimo: la memoria. Un libro che tutti dovrebbero leggere.
Il libro è un'intervista a Liliana Segre da parte dell'ex magistrato Gherardo Colombo, che oggi si occupa della riflessione pubblica sulla giustizia attraverso l’associazione «Sulle regole». Un intervista fatta di riflessioni e considerazioni sull'emanazione delle leggi razziali in Italia a partire dal 1938, su come le persone si adattarono facilmente a quelle leggi e la conseguenza che ne derivò: l'Indifferenza. Alcune osservazioni mi hanno davvero colpito; porta ognuno di noi a riflettere e a farsi delle domande. Liliana all'età di 13 anni, è stata deportata ad Auschwitz, il 30 gennaio del 1944 insieme al padre, che non rivedrà mai più e che morì, all'età di 44 anni, il 27 aprile dello stesso anno. "La legge ha creato un pregiudizio o ha interpretato un pregiudizio latente che già esisteva? E perché il pregiudizio che la legge contiene viene accolto? Ci sono tante cose da dire, la storia di Liliana è forte e ricca di riflessioni. Trovo che sia un libro assolutamente valido. Una donna di grande forza, gentilezza e profondità, oltre che di grande educazione.
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