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Jedlowski e Leccardi affrontano la vita quotidiana come ambito di analisi sociologica, partendo da una definizione generale legata alla sua matrice temporale ("forma della temporalità vissuta") e qualificandola poi come "tessuto di abitudini familiari all'interno delle quali noi agiamo e alle quali noi pensiamo per la maggior parte del nostro tempo" (Berger, Berger). Vengono così tracciate le linee attraverso cui la vita quotidiana può essere concettualizzata e utilizzata come strumento operativo: concetto (dimensione dell'esistenza), prospettiva di ricerca (sguardo sui dettagli e sull'implicito), area di ricerca (insieme di ambienti, pratiche, relazioni), indicandone le fonti teoriche nel marxismo, nella fenomenologia e nell'interazionismo, nelle Annales di Braudel e nel femminismo. È così attuata una rilettura degli sviluppi della sociologia italiana nel dopoguerra, includendovi studi generalmente attribuiti ad altri filoni, quali quelli sulla modernizzazione o sui consumi, sulla cultura o sulla comunicazione. Parallelamente si muove, attraverso l'analisi di filoni di indagini (sui giovani e sulle donne), l'emergere della salienza del quotidiano nelle trasformazioni della società italiana, nonché di concetti e aree tematiche nella ricerca sociale, quali identità, bisogni personali, tempo (declinato come memoria, presentificazione, storia/biografia ecc.), doppia presenza, lavoro familiare e di servizio ecc. Da segnalare, infine, il tentativo di superare la sostanziale separatezza che caratterizza spesso, nella sociologia italiana, gli studi sulla comunicazione, includendoli nel panorama proposto e sottolineandone l'importanza, essendo i media non solo componenti rilevanti dell'esperienza quotidiana, ma anche tramite di relazioni interpersonali, elementi di quel processo di "negoziazione del senso" che sta alla base del concetto stesso di vita quotidiana.
Carmen Belloni
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