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Ripresa dal vivo a Lucerna nell’agosto 2013 e premiata da Gramophone come Recording of the Year, questa registrazione della Sinfonia n. 9 d Bruckner costituisce l'ultima testimonianza discografica di Claudio Abbado. A mio avviso, la cifra stilistica che distingue l’interpretazione del maestro milanese da tutte le altre è da individuare nella continua e meticolosa ricerca dei chiaroscuri dinamici, che genera un suono orchestrale più morbido, meno roccioso di quello solitamente associato al nome del compositore austriaco, e consente di disegnare linee musicali in cui ad ogni nota sembra corrispondere uno specifico peso espressivo. Esemplari in questo senso non solo le ampie volute melodiche dell’Adagio, ma anche il lirico secondo tema del Feierlich, fraseggiato dall’orchestra con estrema finezza e delicatezza. Lo stesso Scherzo, nel suo incedere quasi danzante, appare alleggerito rispetto alle sonorità ipertrofiche cui ci hanno abituato i grandi interpreti del sinfonismo bruckneriano. Siamo dunque di fronte – come sostiene qualcuno – ad un Bruckner ‘addomesticato’? Prima di rispondere a questa domanda, provate ad attendere i grandiosi climax del primo e del terzo movimento, dove l’impressionante energia sonora sprigionata dalla Lucerne Festival Orchestra risalta ancor di più nel contrasto con le dolcissime frasi musicali che precedono. Come sempre, Abbado rifugge le insidie della retorica e della magniloquenza, ma lo fa attraverso una lettura pervasa da un senso di misticismo che non va a sostituire ma ad arricchire l’approccio analitico e razionale tipico delle sue interpretazioni, con risultati stupefacenti. Suggestiva la foto collocata all’interno della custodia. A concerto ormai concluso, i professori d’orchestra si scambiano battute sul palcoscenico, mentre Claudio, solitario e di spalle, se ne va dal lato opposto. Difficile immaginare un’uscita di scena migliore.
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