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Anno edizione: 2012
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A volte capita di avere nella mente un'idea ben precisa di un romanzo, più che altro un paradigma di come noi, lettori a volte troppo esigenti, vorremmo che fosse. Affascinati dal tema, dal periodo storico, dall'idea stessa della storia, ne costruiamo una versione iperuranica e personale che raramente, diciamo anche mai, coincide con quella che poi ci ritroviamo a leggere. Ed è giusto che sia così, ognuno scrive su carta (o nella propria mente) il romanzo che sente di dover scrivere. Però con Sinfonia Leningrado resta proprio il sapore dell'amaro in bocca: un momento storico così importante, uno scenario potente e tragico come quello della Leningrado nella morsa dell'assedio nazista, e la sensazione che fra le pietre della città maciullata dalle bombe e fra le sedie vuote del conservatorio abbandonato, potessero esserci ancora molte altre storie da raccontare e altri sentimenti da esplorare, più in profondità, cosa che Sarah Quigley sembra avere il coraggio di fare solo in brevi momenti.
Come indicato in altre recensioni il libro parte lento e in molte parti la lettura è abbastanza pesante. Dalla metà in poi invece il ritmo cresce e vengono a galla i drammi e le tragedie durante l'assedio a Leningrado nel secondo conflitto mondiale. Alcune scene sono atroci, altre baratri di tristezza insieme a commoventi momenti di tenace amicizia e altruismo. Il finale è meritevole di applausi.
Partenza lenta e presentazione dei personaggi. Poi l'atmosfera cambia radicalmente e ci troviamo coinvolti nella tragedia di Leningrado e dei suoi abitanti, assediati dall'esercito tedesco. Condizioni di vita al limite della sopravvivenza, fame, lutti e disperazione. Solo il potere assoluto della musica può dare una speranza ed è su questo registro che si conclude la narrazione. Buon testo che tuttavia non è riuscito a coinvolgermi pienamente.
Recensioni
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