È l’inverno del 1941 a Leningrado. La città è stretta nella morsa dell’esercito tedesco e sembra frantumarsi sotto le granate nemiche. I corpi dei caduti vengono ammassati ai lati della Prospettiva Nevskij. Le donne ridotte a stecchini arrancano ince spicando fino alla Neva, per attingere acqua attraverso le buche ricavate nel ghiaccio. Ovunque, suoni terribili: lo stridore delle slitte cariche di cadaveri, le terrificanti esplosioni dei candelotti di dinamite impiegati per scavare enormi fosse comuni, l’ululato dei cani e dei gatti randagi uccisi per sfamarsi. Per le strade della città, dove esseri umani strisciano come spettri in mezzo a mucchi di rifiuti sperando di rimediare qualche avan zo, per poi morire lì dove si trovano, Karl Il’ic? Eliasberg, il direttore dell’Orchestra Radiofonica di Leningrado, avanza a fatica. È reduce da un incontro con il direttore della radio e con i responsabili del Dipartimento delle Arti. Gli hanno trasmesso un ordine di Ždanov, il segretario del partito che guida la difesa della città, un ordine che non ammette repliche: ricostituire l’Orchestra Radiofonica, sciolta per la morte di buona parte dei suoi componenti e per l’inedia dei musicisti sopravvissuti, per eseguire la Settima Sinfonia che Dmitrij Šostakovic? ha appena terminato lontano da Leningrado. Ždanov si è già procurato la partitura, arrivata in aereo da Mosca sorvolando le linee nemiche, ed è convinto che, eseguita a Leningrado, dove è stata in gran parte scritta durante i primi mesi dell’assedio, la sinfonia può sollevare il morale non solo della città, ma anche degli uomini al fronte. Eliasberg è paralizzato dalla paura e dal desiderio. Mai in vita sua gli è stata offerta un’opportunità del genere, e mai la posta è stata così alta. Dirigere la più grande sinfo nia che Šostakovic? abbia scritto! Un onore che sarebbe certamente toccato a Mravinskij, se il direttore della Filarmonica di Leningrado non avesse, grazie alle sue amicizie altolocate, scavalcato le linee nemiche a bordo di un aereo. Tuttavia, come portare a termine quel compito così imponente con i pochi musicisti rimasti, stremati dalla fame e con le mani e i piedi tormentati dai geloni, e i volti di un pallore mortale e coperti di piaghe? Come ridestare l’entusiasmo per la grande musica in chi, durante le battute di riposo, mette la testa tra le ginocchia o posa gli strumenti quasi siano di piombo? Magnifico romanzo che narra di un piccolo eroico gesto – il gesto di un solitario, timido direttore d’orchestra che, con l’aiuto di un violinista e di un gruppo di musicisti straziati dalla fame e dal freddo, riesce a eseguire una Sinfonia che ha avuto un’importanza enorme nella vittoriosa resistenza contro la barbarie nazista – Sinfonia Leningrado mostra come l’arte «possa avere un impatto enorme sugli eventi» (Sunday Star Times). )
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