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Un western “tutto sommato godibile”!? Diciamo pure CAPOLAVORO. Certo, non ha riportato di moda il genere, e non c’è nulla che non si sia già visto, ma Lawrence Kasdan, sceneggiatore de I Predatori dell’Arca Perduta, sfodera lo stesso senso del ritmo, raccontando la storia al massimo della velocità e con tocchi d’ironia, in modo che lo spettatore non abbia il tempo materiale d’annoiarsi per più di due ore. E così riesce là dove, nel decennio successivo, falliranno i polpettoni tipo Il Patriota o Il Gladiatore, e cioè nel far rivivere il classico cinema d’avventura hollywoodiano (dove ci si diverte, ci si commuove e si fa il tifo per i buoni) e farlo rivivere in uno spettacolo moderno, divertente e di sicura efficacia spettacolare. Silverado rappresenta quindi il meglio di quel cinema americano rocambolesco ma con l’anima, che preferisce più l’emozionare che il far riflettere, ma che lo fa col cuore e la giusta ironia. Quando anche queste svaniranno, e resteranno solo la retorica lacrimogena e gli effetti digitali, allora arriverà l’epoca del Gladiatore e simili. Pazienza, come disse Bogart in Casablanca “Avremo sempre Parigi”. Anzi, avremo sempre Silverado. In sella, ragazzi!!!
Il primo western di Lawrence Kasdan è in definitiva un discreto prodotto. Il cast, di grande valore, riesce sicuramente ad aumentare il valore del film, che in effetti si posa su una storia un po' deboluccia e scontata sia nello svolgimento che nel finale al "miele". La sceneggiatura sembra in fondo quasi un contorno costruito attorno alle singole figure, questo da al film poca incisività e una certa atmosfera "rilassata". Ovviamente questo aspetto negativo è ben bilanciato dalle grandi interpretazioni, su tutti Kline, Glover e Dennehy (perfetto nel suo ruolo da cattivo), mentre appare molto sottotono (come spesso accade) Glenn. Bello anche il finale, con la sparatoria finale, ed il classico duello he restituiscono al film un po' di "atmosfera". Menzione d'onore per le musiche, assolutamente memorabili.
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