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Anno edizione: 2016
Anno edizione: 2018
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Siamo sull’appenino in epoca medievale. Bastano questi due elementi per costruire un’opera che si affaccia al genere storico e sfocia quindi nel thriller con atmosfere singoli e personaggi ottimamente caratterizzati. Interessante l’aspetto del tumulto dei Ciompi. Consigliato.
Un po' "Nome della rosa" un po' "pilastri della terra", questo bel thriller regala anche più di quanto promette: non solo atmosfere estremamente suggestive, personaggi ben caratterizzati e tridimensionali, stile narrativo avvincente ma anche una riflessione sull'umano, sull'esistenza. Molto bello!
Il Silenzio della Cattedrale è un libro speciale, unico nel suo genere. Non è un thriller in senso stretto, poiché non c’è qualcuno che indaga, un colpevole o un misfatto in particolare. Ci sono semmai più colpevoli, più misfatti e più personaggi chiamati a domandarsi il senso di quello che vivono. Non è nemmeno un romanzo storico nell'accezione che daremmo ai romanzi di Eco, perché, pur nella rigorosa ambientazione storica, non si legge per la curiosità di conoscere “il dietro le quinte” dei fatti storici narrati. Il Medioevo che finisce e il Rinascimento che sta per iniziare, sono lo scenario nel quale si dispiegano le storie individuali di una pluralità di individui, uniti, più che da una trama, da uno scopo comune. Lo scopo, la “visione ultima”, infatti, è il cuore del romanzo e ciò che muove il lettore nella lettura delle oltre 700 pagine: vedere finalmente costruita la meravigliosa cattedrale in stile francigeno sull’Appennino tosco-emiliano. Quello che ho apprezzato maggiormente del libro di Baldazzi è la caratterizzazione dei personaggi, che ce li rende in qualche modo simpatici (nell’accezione del termine greco sympatheia, letteralmente "patire insieme"). Si patisce infatti con loro, che siano odiosi come Messer Nozzo, o adorabili come Frate Berardo. Si patisce con loro perché, in qualche modo, li capiamo e li amiamo tutti. Sono uno spaccato di umanità nel quale ci riconosciamo. Baldazzi ha avuto l’abilità di scrivere un romanzo in cui il dolore, anche nelle sue forme più estreme (povertà, fame, amore negato, ingiustizia, corpi violati, morte), diventa un corollario naturale dell’esistenza umana e, in quanto tale, è “la livella” sulla quale si appiattiscono tutte le diversità e si sospende ogni forma di giudizio. Non solo un grande libro, ma una lezione di senso sull'esistenza umana.
Recensioni
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