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Ivo Andric, premio Nobel per la letteratura, non ha bisogno di presentazioni, ma non molti conoscono questo splendido romanzo, che scava a fondo nella psicologia di una giovane donna forte, fuori dagli schemi, antipatica, anticonformista e intelligente che assomma in sé la grandezza e le contraddizioni dello spirito balcanico. Dalla Sarajevo austroungarica, ai deliri nazionalisti della Grande Guerra fino alla Belgrado capitale del neonato regno serbo- croato, il romanzo è anche un viaggio nella storia, da cui si esce con tanta voglia di conoscere meglio questo angolo di Europa così vicino e così lontano allo stesso tempo.
Quando, leggendo recentemente il magnifico Il progetto Lazarus di Hemon, mi è tornato in bocca l'agro e pungente sapore della maestosa prosa balcanica, mi è ripartita la salivazione per Andrić e di conseguenza, eccomi qua a scriverci su. Sono passati un bel po' di anni dalla lettura de Il ponte sulla Drina e La cronaca di Travnik e già allora, seppur lettrice ancora acerba per questo livello di letteraratura, si è instaurato fra noi un tenue ma duraturo legame. Infatti, di tanto in tanto, sono tornata volentieri ad assaggiare pezzi di appassionante balcanità letteraria - primo fra tutti il notevole Miljenko Jergović, ma anche cinematografica attraverso Kusturica - che mi hanno riempito di soddisfazione. Però il tempo di tornare alle origini era maturo, e alla fonte bisognava riabbeverarsi. Le ottime riedizioni della udinese Bottega Errante Edizioni hanno facilitato il recupero di titoli da tempo spariti dal mercato, e a riallacciare mente e anima con questo scrittore ci è voluto un attimo. La storia della vita, solo di superficie lineare e ordinaria, dell'arcana signorina Radaković difficilmente poteva essere narrata meglio di così. L'affermazione «Il rammendo e la pazienza mandano avanti la casa» racchiude un paio di principi cardine della filosofia di vita della rigida e aghiforme Signorina - professionista nel mestiere del risparmio e dell'avarizia -, di cui Andrić ricama la personale, aspra storia che dona, però, anche la possibilità di viversi 'in diretta' l'attentato di Sarajevo del 1914 e la conseguente guerra da quella prospettiva particolarissima ed esclusiva: «Dei grandi eventi e degli enormi cambiamenti che avvenivano in tutto il mondo, anche lì davanti ai suoi occhi, si accorgeva solo superficialmente e confusamente, come in un sogno.» E naturalmente, vi si trovano anche tutte le altre ottime sensazioni che la buona letteratura sa sempre provocare.
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