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Anno edizione: 1984
Anno edizione: 2015
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Un gruppo di artisti sempre validi, ogni album è una felice scoperta
Uno dei dischi migliori di uno dei miei gruppi preferiti e per me la faccenda potrebbe finire quà. Mi sento tuttavia di aggiungere che questo (capo)lavoro suona ancora fresco come se fosse uscito ieri e non 28 (!) anni orsono; il disco della loro seconda svolta, che li porta dal periodo prog al periodo tecno futuristico, senza tuttavia far loro perdere un grammo di classe e dignità artistica. Otto perle otto, che portano lontano, si sale con lo Shuttle ("Countdown") e non si torna più a terra. Geniale & Immortale.
Se Ernst Junger fosse stato a conoscenza di un disco come Signals, soprattutto delle tematiche trattate, sarebbe diventato fan del combo di Toronto. Individualismo, scienza, tecnica, tecnologia, politicamente scorretto/corretto, misantropia, alienazione: tutte le porte poste davanti all'uomo. Si parte con la tastieristica Subdivisions, gran bel pezzo, impreziosito da un bel solo di Lifeson, cavallo di battaglia dei tre in sede live. Basta solo l'inizio per comprendere che lo stile di epoca 2112, A farewell To Kings e Hemispheres è chiuso e che lavori come Permanent Waves e Moving Pictures sono stati trampolini di lancio per la nuova direzione musicale. La seguente The Analog Kid, degno prosieguo di Subdivisions, è un pezzo dinamico e accattivante, con intermezzi suggestivi e impreziosito sempre dal solito solo ispirato di Lifeson a fare la differenza. Con Chemistry, tastieristica al massimo, in ferrea lotta con la chitarra di Lifeson per tutta la durata, i Rush tornano a parlare di tecnica e scienza dai tempi di Natural Science. Se con Digital Man, altra tematica dell'uomo innanzi alla scienza e alla tecnica, attira l'attenzione per l'originalità di come è stata costruita, inframezzata da piccole venature raggae, la sucessiva The Weapon, con atmosfere spaziali e tecnologiche, è talmente suggestiva e cadenzata che sembra uscita da un'altra dimensione. Stesso discorso per New World Man, pezzo ironico e 'gentilmente polemico' nei confronti dell'utopismo che vuole l'uomo capace di costruirsi il paradiso in terra, causando solo orrori. Anche quì si possono gustare frammenti di venature raggae. Un'ottima canzone per esercitarsi al basso! Losing It sorprende per essere suggestiva e per il violino elettrico contenuta in essa. La degna chiusura per un disco così esaltande spetta a Countdown, resoconto del lancio dello Space Shuttle della Nasa al quale il trio assistette. Degna chiusura di un disco, scandito da un conto alla rovescia che decreterà l'approdare al buio, al freddo al triste e nebbioso Grace Under Pressure!
Recensioni
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