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Dall'autrice di Dosei Mansion e Fiori di biscotto, una raccolta di racconti sulla nostalgia e la perdita, affrontati da diversi punti di vista, tra favole oniriche e aneddoti di vita in cui ognuno si può rispecchiare. Quattordici storie sul filo dei ricordi, intrise di sentimento.
Se non ti accorgi della felicità in ciò che hai, allora la felicità non potrà mai raggiungerti.
Il manga di debutto di Iwaoka Hisae è stato questo volume, raccolta di storie brevi dalle atmosfere tenere e a volte oniriche. Questo volume è davvero prezioso, lo si capisce fin dalla sovraccoperta in carta speciale goffrata, e ne si ha la certezza leggendo le storie: alcune hanno elementi surreali stranianti, ma parecchie sono così umane da essere dolorose. Non ci è riuscito di finire di rileggere le bozze senza piangere a calde lacrime, in alcuni punti, e vi assicuriamo che sarà difficile anche per voi. La tenerezza, il senso della percezione della perdita contemplando gli spazi condivisi con le persone amate che non ci sono più e la profonda umanità dei protagonisti delle storie di Iwaoka sensei sono totalizzanti, in questa raccolta, e ne fanno un libretto prezioso, da tenere vicino al cuore per ricordargli che anche i battiti più sommessi generano echi assordanti, in una stanza vuota.
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Credo sia davvero molto carino, anche come regalo. Tratto delicato e tanta tenerezza nelle storie. Una piccola coccola.
Le storie racchiuse in questo volume sono diverse e uniche. Alcune confesso di non averle comprese del tutto, altre mi sono piaciute, tre di esse le ho amate: Ci vedremo presto, Il negozio di antiquariato e Nuvole bianche. Quest'ultimo racconto, che da il titolo al volume, mi ha commosso fino alle lacrime.
«Nuvole bianche» di Hisae Iwaoka è tra le cose più belle in assoluto lette ultimamente. Io per prima, sono rimasta stupita di come racconti così brevi possano essere così emotivamente potenti. La piccola Lin Lin si perde per le strade della sua città. Una grande ombra nera -Buio è il suo nome- si offre di riaccompagnarla a casa. Il tragitto del ritorno è lo spazio in cui prendono vita tanti racconti, alcuni brevi, altri meno, accumunati dal tema della perdita e del ricordo. La perdita riguarda non solo gli altri, ma anche se stessi. Le persone vanno via dalle nostre vite per cause naturali o perché noi le lasciamo andare e tuttavia l’autrice sembra voler suggerire l’idea che non sono queste le perdite più dolorose. Ciò che fa più male in assoluto è perdere se stessi. È accettare il compromesso con la società, i suoi ritmi, i suoi standard e dimenticare ciò che avremmo sempre voluto essere. Ritornare al vero io è la strada più difficile, si tratta di capire che non c’è più tempo da perdere, di capire tutto ciò che di sbagliato c’è intorno. E, come sempre, la natura gioca un ruolo importantissimo nel ricordarcelo. Specie in alcuni racconti la denuncia alla società, che ci vuole sempre pronti, competitivi e moderni è davvero fortissima; di contro un fiore, un petalo che cade, una palma da sago sono segnali stradali che indicano inequivocabilmente la strada verso casa. Eppure ciò che sorprende è che la forza di questi racconti nasca misteriosamente da disegni delicati e rarefatti, da parole -poche- misurate e accurate. È un concetto fondamentale dell’estetica giapponese, del resto, quello che vuole il vuoto e il non detto tanto importanti -se non di più- rispetto a ciò che appare e che si dice. E infatti, alla fine di tutto, Lin Lin torna a casa. Ma dove sarebbe andata a finire se Buio non l’avesse presa tra le sue braccia?
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