Cosa significa fare cinema oggi? Cosa implica la creazione cinematografica in un contesto di perdita diffusa dei punti di riferimento che hanno definito storicamente la pratica filmica? Cosa fare per restituire al cinema un terreno d'azione specifico, ed evitare che il mondo dell'audiovisivo, con il quale è pur sempre necessario fare i conti, ne fagociti la singolarità?Lo sguardo plurale ripercorre i primi cento anni del cinematografo nel tentativo di individuare possibili risposte a queste ed altre questioni cruciali per le sorti della Settima Arte. Al centro della ricerca è l'arte cinematografica quale forma specifica e storicamente situata di pensiero per immagini, funzione costante ed essenziale delle culture che il Novecento ha visto realizzarsi in primo luogo attraverso l'immagine in movimento. Fra il prologo al presente, che interroga lo stato di salute di una pratica la cui funzione di configurazione dell'immaginario sociale sembra ridotta se non esaurita, e l'epilogo lirico che ritrova nel buio della sala il tempo perduto di un occidentale cresciuto insieme e attraverso l'immaginario cinematografico, le cinque parti che articolano il volume si imperniano ognuna attornoad altrettanti problemi, di ordine narrativo, estetico, politico, epistemologico, che il cinema ha di volta in volta affrontato nell'arco della sua breve e intensa storia. In stretto dialogo con le tesi estetiche di Gilles Deleuze e Serge Daney, il libro alterna analisi puntuali – Jean Renoir, Louis Buñuel, Akira Kurosawa, Jean-Luc Godard, Chris Marker, fra gli altri, gli autori affrontati – e minuziose ricostruzioni del dibattito teorico che ha accompagnato la nascita e l'evoluzione della modernità cinematografica. Lo stile letterario e dialogico, che riprende e rinnova la tradizione critica maturata dai Cahiers du Cinéma, si sottrae a qualunque posizione monoculare e ricerca all'interno dello stesso archivio-cinema gli strumenti concettuali per cogliere e rilanciare al presente la pregnanza culturale di "un'arte destinata a offrire ai propri contemporanei l'incontro con i momenti più decisivi dell'esperienza umana"
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