La sfida della fede. Storia e cronaca in una prospettiva cristiana

Ottimo testo, anche se un po' datato. Può essere letto 'ad apertura di pagina' o in sequenza. Per credenti e non, offre moltissimi spunti di riflessione e di approfondimento.

In questo volume sono raccolti più di duecento articoli che Messori ha pubblicato con spirito militante: un prodotto editoriale di valenza culturale e politica, provocante e barricadiero già nel titolo. Secondo Guitton, per un filosofo "scrivere un articolo di cronaca è cogliere ciò che vi è d'eterno nell'attualità che passa", e l'autore modenese si attiene saldamente a questo spirito di ricerca del duraturo nell'effimero, dello sconfinato nel limite. Infatti il punto di partenza di queste meditazioni è sempre un avvenimento di cronaca, ma il punto d'arrivo è comunque un altro, più universale e rispondente a una visione cristiana dell'esistenza, rigidamente e orgogliosamente chiusa nella consapevolezza della superiorità del cattolicesimo rispetto alle altre religioni, siano esse quella ebraica, quella protestante o quella islamica. Anche in ciò lontano dalle tendenze teologiche più moderne, Messori sembra divertirsi a far provocatoriamente boccacce all'ecumenismo. Nello stile e nei contenuti ricorda lo sprezzo della modernità di un Ceronetti, gli strali rabbiosi contro il senso comune di un Cioran, l'astio verso la stupidità di un Canetti; caustico e diretto, mai conciliante o diplomatico, sa di attirarsi meno fulmini di quelli che scaglia. E gli oggetti della sua polemica sono tanti, di successo e vincenti: dal turismo di massa ("nuovo, oppressivo obbligo sociale, potente devastatore antropologico e culturale), alla rivendicazione gay e femminista, alla falsificazione attuata dai media sui dati scientifici, all'ecologismo fanatico. Chi sceglie Messori come avversario sa di trovarsi di fronte a posizioni ben nette e tranciate senza sfilacciamenti, spesso a un'ironia feroce poco disposta a patteggiamenti. Messori non annacqua la parola evangelica, la rende se possibile più cruda, pronuncia a voce chiara e forte il suo "credo quia absurdum". Credere l'incredibile, altrimenti che fatica, che vanto ci sarebbe nel definirsi cristiani?