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La settimana bianca
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Descrizione


Nicolas, un bambino timido, parte per la settimana bianca organizzata dalla scuola. Lo accompagna a destinazione il padre, perché è molto protettivo e non vuole affidare il figlio ad altri, durante il viaggio. Dimentica però in auto la valigia del figlio che sarà aiutato dal capo della classe Hodkann. Una minaccia aleggia su Nicolas e durante la settimana le sue paure infantili diventano angoscia. Infatti un bambino del paese viene violentato e ucciso e Nicolas aiuterà a risolvere il mistero...
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Dettagli

1996
1 gennaio 1997
121 p.
9788806140250

Voce della critica


recensione di Bianco, L., L'Indice 1996, n.10

La gita scolastica sulla neve del piccolo Nicolas e della sua classe inizia all'insegna di "un bambolotto di plastica che si apriva come una scatola, rivelando scheletro e organi da togliere e rimettere per scoprire l'anatomia del corpo umano"; da questo sinistro presagio si snoda una vicenda di rapimenti di infanti, traffici di organi, spaventosi luna park, incidenti mortali... ma tutto ciò, forse, accade soltanto nei brutti sogni di Nicolas: la settimana bianca, infatti, procede nella sua rassicurante e misurata regolarità, punteggiata da nevicate e ricreazioni, timidezze e sbruffonerie; perfino l'atroce fatto di cronaca, l'effettivo omicidio di un bambino che si verifica a metà del romanzo, non sembra turbare più di tanto la routine di questa vacanza invernale, perso com'è tra misteriose visite dei gendarmi e nervose rassicurazioni degli educatori.
A nove anni i comportamenti degli adulti appaiono sempre circonfusi da un alone di mistero che li rende incomprensibili e incombenti, un poco come nei fumetti dei Peanuts o di Calvin e Hobbes: i genitori sono sempre e soltanto delle stilizzate, ostili sagome, delle voci stentoree che, fuori campo, intimano, promettono o minacciano. Tra gli altri meriti, quest'ultimo romanzo di Emmanuel Carrère ha proprio quello di spostare la scrittura "ad altezza di bambino": per tutta la durata del romanzo, gli occhi del lettore sono esattamente al livello di quelli di Nicolas, le sue angosce sono quelle di un timido scolaro un po' disadattato, i suoi riferimenti sono le fiabe di Andersen oppure i racconti dell'orrore letti di nascosto nella biblioteca dei genitori: è esemplare, in questo senso, la citazione del terrificante "La zampa di scimmia" di W.W. Jacobs.
Ma questo efficacissimo spostamento del punto di vista non è certo l'unico pregio de "La settimana bianca": la scrittura di Carrère è infatti lucida e tersa, minuziosa nella sua implacabile cronaca di un disastro interiore che ricorda il Perec di "Un uomo che dorme"; lo stesso ricorso ad alcuni capolavori dell'horror rivela quella feconda familiarità con la letteratura di genere che è un tratto distintivo e invidiabile degli scrittori francesi dal dopoguerra in poi. Non va infatti dimenticato che proprio Carrère è divenuto l'ultimo e più convincente biografo dello scrittore di fantascienza Philip Dick ("Io sono vivo e voi siete morti", Theoria, 1995; cfr. "L'Indice", 1996, n. 2), e che, per sua stessa ammissione, riguardo al suo primo romanzo "Baffi" (Theoria, 1991), si era molto stupito del fatto che i critici tirassero in ballo Pirandello quando, invece, lui aveva tentato di imitare Richard Matheson, altro scrittore di science fiction al quale si devono romanzi come "I vampiri" e "Tre millimetri al giorno". Né va dimenticato, ed è un'ulteriore felicissima riscoperta che il romanzo di Carrère fa compiere ai suoi lettori, che il miglior serbatoio di tanta fiction sono proprio le paure e le angosce infantili, quei meravigliosi e inquietanti meccanismi di pensiero che consentono e obbligano a creare fantasmagoriche trame romanzesche partendo dal più piccolo incidente.
Scritto in pochi mesi, "La settimana bianca" si legge in poche ore, ed è davvero un libro in cui tout se tient: dalla splendida copertina dell'edizione italiana (che pare pensata apposta per il romanzo) alla bella traduzione di Paola Gallo, che riesce a restituirci il minuto lavorìo dello stile di Carrère, guidandoci in questo piccolo arazzo intessuto della stoffa di cui sono fatti gli incubi.

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Conosci l'autore

Emmanuel Carrère

1957, Parigi

Emmanuel Carrère è scrittore, regista e sceneggiatore francese.Laureato all'Istituto di Studi Politici di Parigi, è figlio di Louis Carrère e della sovietologa e accademica Hélène Carrère d'Encausse figlia di immigrati georgiani che fuggirono la Rivoluzione russa.I suoi esordi sono stati nella critica cineatografica, per «Positif» e «Télérama». Il suo primo libro, Werner Herzog, un saggio, è stato pubblicato nel 1982. Il suo esordio come romanziere risale invece al 1983: è L'amico del giaguaro, pubblicato da Flammarion. Il successivo Bravura (1984, in Italia pubblicato nel 1991 da Marcos y Marcos), invece, è stato pubblicato da POL, editore con il quale da allora non ha più interrotto...

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