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Il Sessantotto. Una breve storia - Marica Tolomelli - copertina
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Descrizione


Spesso, più che un oggetto della ricerca storica, il '68 serve ad evocare fenomeni eterogenei e nebulosi: la musica beat, i capelloni, la controcultura, la contraccezione, la protesta, la rivoluzione, l'antiautoritarismo, la guerra del Vietnam, l'antimperialismo. Nell'immaginario sociale, però, ancora oggi questo confuso agglomerato di fatti è capace di determinare contrapposizioni ideologiche e di costituire un riferimento storico-politico incisivo. Ma che cosa è stato veramente? Ha avuto lo stesso impatto ovunque? Quali sono state le conseguenze che ha provocato? Dopo quarant'anni, il volume offre una sintesi e un'interpretazione efficace degli eventi che hanno segnato uno spartiacque nella storia contemporanea.
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Dettagli

2008
15 maggio 2008
141 p., Brossura
9788843045730
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Indice

Introduzione
Prologo. Maggio 1968
1. La formazione sociale e intellettuale del movimento
Il contesto sociale/Il mandato politico degli studenti/Le origini del movimento: la formazione intellettuale
2. Dalla critica all'azione
Nascita del movimento/ Primavera 1968: l'apogeo/Inversione di tendenza
3. Da evento a oggetto di studio
Interpretazioni a caldo/Le scienze sociali/Il Sessantotto da evento a oggetto della storiografia
4. Il Sessantotto dopo il Sessantotto
Il Sessantotto promotore di democrazia e modernizzazione/Il Sessantotto come anticamera del terrorismo/Paradossi e “colpe? di un movimento
Conclusioni
Bibliografia

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Alessio
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Tale libro rappresenta il mio primo approccio al tema, verso cui ho sempre provato un particolare fascino ma che non avevo mai approfondito in un modo meglio strutturato; da questo punto di vista, il libro curato e scritto dalla Tolomelli mi è sembrato ben centrato, attento a solleticare l'interesse di una persona (come me) inevitabilmente lontana, temporalmente ma non ideologicamente, dai fatti in causa. Tuttavia , nonostante l'attenzione rivolta ad istituire un collegamento profondo e non già superficiale fra i vari epicentri europei e statunitensi del Sessantotto, ho notato, forse, una certa velocità nell'esplorare le conseguenze del Movimento medesimo: ecco, forse l'approfondimento dedicato alle cause, alle istanze e alle premesse teoretiche e metodologiche del Sessantotto non è stato replicato anche in sede di descrizione della storiografia sul Movimento e, come anticipato, sui suoi effetti, ovverosia gli ultimi due capitoli del libro. Ciononostante, mi sento di consigliarlo a chi, come me, vuole addentrarsi in una pagina chiave del nostro recente passato con sguardo oggettivo e neutrale, a prescindere dagli accenti emotivi e personali di ciascuno.

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Voce della critica

Tra i molti contributi apparsi in occasione del quarantennale del 1968, il pregevole volume di Marica Tolomelli spicca certamente per chiarezza, spirito critico e rigore metodologico. L'autrice si avvicina ai fatti che hanno caratterizzato quell'anno come a "un evento che appartiene sicuramente a un'altra epoca storica, (…) ma al contempo presente, operativo nell'immaginario di diversi attori sociali", coniugando il rigore storico agli strumenti messi a disposizione dalla sociologia dei movimenti e fornendo alle generazioni più recenti un'assai utile introduzione al Sessantotto, priva di quegli utopismi, di quell'apologetica e di quei richiami più o meno nebulosi al mondo della controcultura così frequenti nella saggistica sul tema. Il volume segue l'evoluzione del movimento in Italia, Francia, Germania, Gran Bretagna e Stati Uniti a partire dagli eventi del maggio 1968 e si segnala innanzitutto per un primo capitolo, dedicato alla "formazione sociale e intellettuale del movimento", in cui Tolomelli ne ripercorre le origini prima di dedicarsi a un'ampia analisi storica dei fatti di quell'annuus mirabilis nei diversi contesti nazionali, con particolare riguardo per le vicende italiane e il difficile e controverso problema dei rapporti tra mondo universitario e realtà operaia. Di particolare pregio sono poi i capitoli conclusivi del libro, dedicati al ruolo del Sessantotto nella storia e nelle scienze sociali, investigando con attenzione quelle interpretazioni che lo hanno visto come un evento promotore di democrazia, come l'anticipatore del terrorismo del decennio seguente o ancora come la radice di molti dei mali della società contemporanea, dimostrando ancora una volta quanto esso sia "un oggetto storicamente debole e dunque facilmente attaccabile politicamente". Francesco Regalzi

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