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Nel libro l'autore immagina di essere un ciclista che partecipa al Giro d'Italia del 1968 e compila quotidianamente il diario della tappa e degli avvenimenti storici avvenuti quel giorno. La cronaca sportiva si alterna così a quella politica, musicale e sociale. Si può immaginare quanto sia credibile il personaggio di un corridore colto e informatissimo che adora Jimi Hendrix e Bob Kennedy e detesta De Gaulle (che qui sembra essere più che altro un antecessore di Berlusconi). Tutti i giudizi sembrano palesemente espressi da un giovane di sinistra (ma neppure troppo) degli anni '90 che rimpiange di non essere stato spettatore di quelli avvenimenti. Esposti tutti i limiti, si può affermare che il libro è una lettura piacevole per gli appassionati di ciclismo e gli amanti del epriodo storico nel quale si ambienta.
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