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Scritto dopo l'estate del 2007, all'indomani cioè della prima violenta scossa sopportata dalla finanza mondiale nel ventunesimo secolo, questo libro conferma – se mai ce ne fosse bisogno – come l'odierno terremoto abbattutosi sulle borse e sul mercato reale sia un fenomeno tutt'altro che improvviso. Al fondamento di tutto c'è la globalizzazione, fenomeno multiforme di cui Volpi prende in esame due dei caratteri più destabilizzanti: la montante finanziarizzazione (scandita dal proliferare di strumenti divenuti tristemente noti anche ai piccoli risparmiatori, come i derivati e i mutui subprime) e l'espansione dell'economia informale (alimentata dai traffici illeciti, dall'immigrazione clandestina, dalla contraffazione degli output e dei marchi ecc.). Sfuggenti per natura, finanziarizzazione ed economia informale faticano a essere misurate con gli indici approntati dagli studiosi, indici che soffrono il limite di riferirsi a un mondo scomparso, dove a dominare erano l'agricoltura e l'industria e non, come invece accade oggi, un terziario ormai largamente smaterializzato. Ecco perché si assiste all'odierno paradosso di parametri e cifre prodotti in misura ormai debordante, ma, al contempo, sempre meno capaci di dare effettivo conto dell'economia globalizzata. In particolare, nel sovrapporsi dei numeri si rischia di smarrire l'anima del problema, fatta di elementi quali, per esempio, la crescente iniquità nella distribuzione delle risorse fra i paesi e i gruppi sociali, o il rovesciamento dei rapporti di scambio commerciale – e forse anche di forza geopolitica – fra gli Stati Uniti e la Cina. Volpi arriva alla conclusione che "nelle società finanziarizzate le crisi di borsa diventano rapidamente crisi dei consumi e a farne le spese sono anche le realtà più grosse e apparentemente più solide".
Roberto Giulianelli
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