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Bisognerebbe leggere questo libro tenendo a mano un atlante degli Stati Uniti e provare a visualizzare la distanza tra la città di partenza (Independence, Missouri) e il punto di arrivo nell’Oregon: sono circa tremila km - grossomodo la distanza tra Napoli e Mosca – e immaginare di partire quasi alla cieca con un convoglio di carri tirati da buoi lungo strade inesistenti, tirandosi dietro donne e bambini e – tanto per dire - senza nessuna assistenza medica. La forza di un autore come Guthrie è che riesce a raccontartelo senza retorica, ma con mano leggera, quasi come fosse un viaggio di “avventure nel mondo”, e a coinvolgerti in quell’ansia di arrivare all’Oceano che fu il grande mito della conquista del West: “la nazione non poteva espandersi se nessuno osava”. Certo però che quando lessi questo libro la prima volta avevo 15 anni e da ragazzino me ne entusiasmai (così come per il film che ne fu tratto). Riletto oggi dimostra invece tutti i suoi anni: mi sorprendono delle citazioni a cui non feci nessuna attenzione, tipo il rimpianto di uno dei protagonisti per non essere riuscito a “comprarsi un negro” e l’indifferenza – quando non il disprezzo - per la sorte dei nativi, tranne che per il piacere ricevuto giacendo con le loro donne. Però quelli erano i tempi ed è inutile censurare il passato: al netto del politically correct, è ancora un libro piacevole da leggere e – perché no - consigliabile a chi volesse capire come si è fatta l’America.
E molto interessante lo consiglio vivamente
L'epoca d'oro del West volge al termine e si profila all'orizzonte un'emigrazione forzata di migliaia di pionieri alla ricerca di terre fertili. Siamo intorno al 1840-42. Dal Missouri parte una carovana per l'Oregon. Chilometri e chilometri da attraversare senza sapere cosa succederà veramente, tra deserto, fiumi impetuosi, montagne ed indiani. I Mountain men sono scomparsi, tranne Sammers, l'ultimo probabilmente della sua specie. Una guida che conosce quei territori come le sue tasche. Il romanzo di Guthrie è un inno alla libertà e narra con una prosa attenta, calibrata, asciutta, l'esperienza di un gruppo di uomini e donne e bambini uniti dalla voglia di trovare una terra fertile ove fermarsi per sempre. L'aspetto gradevole di questa lettura è l'assenza completa della retorica a stelle e strisce. Dopo aver letto "Il grande cielo" "Il sentiero del West" chiude in modo esemplare un'opera degna di uno scrittore davvero originale e completo.
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