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scheda di Caprettini, G.P., L'Indice 1993, n. 6
In occasione dei sessant'anni di Eco i collaboratori, i colleghi, gli allievi a lui più vicini hanno dato vita a un volume composito ma interessante che riflette la vastità degli interessi di Eco in campo semiotico, ma anche il suo carattere estroverso e la varietà di una simpatia intellettuale fuori discussione Dal libro emerge il contributo fondamentale di Eco a una "teoria unificata" della semiotica. Manetti e altri tornano ai tempi in cui, nella "Struttura assente" (1968), Eco cominciò a propugnare il confronto fra la semiotica di matrice peirceiana (e le altre di impronta filosofica) con le semiologie di origine linguistica: negli stessi anni Jakobson si chiedeva quale fosse il posto della linguistica fra le scienze dell'uomo. Da questo progetto di verifica muovono le esplorazioni di Eco, dalla logica medievale alla recente ricerca della lingua perfetta. Il controllo della validità dei segni è per Eco di tipo enciclopedico, non strettamente empirico o pragmatico, n‚ inerente alle sole capacità del codice. Su questo nodo prende l'avvio il suo "Trattato di semiotica generale" (1975) che porta al massimo sviluppo le premesse esposte in "Il segno" (1973). Nel volume in suo omaggio, che si conclude con una bibliografia di Eco e su Eco, leggiamo contributi che espongono le ragioni di quelle premesse e il loro naturale seguito scientifico (Manetti, Violi, Bonfantini, Volli); altri che hanno colto con intelligenza le potenzialità della sua teoria (Grandi), magari attingendo anche alla dottrina "rivale" di Greimas (Marsciani, Pezzini, Pozzato, Zinna). In complesso un volume che rende testimonianza dell'influenza di Eco, ma anche della passionalità un po' partigiana di alcuni dei suoi, con correlativi oblii bibliografici, sulla quale però, dati i risultati, si può anche sorvolare.
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