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Nel 1492 gli ebrei spagnoli furono posti di fronte alla drammatica scelta fra adesione piena alla fede cattolica o espulsione, forse la prima apparizione dell'antisemitismo moderno. Adriano Prosperi racconta quello che accadde allora sullo sfondo della città di Granada, nella penisola iberica, in un'edizione arricchita di una nuova premessa.
«Un libro lieve ma duro, asciutto, concreto e – grande qualità – propositivo di tesi. Analizzando una delle date-cardine della storia mondiale, il 1492, Prosperi ricostruisce ciò che di fondamentale accadde in quell'"annus mirabilis" in Spagna» – Giorgio Fabre, Alias – La Stampa
L'anno 1492 segna tradizionalmente una cesura epocale importante: con la scoperta dell'America e l'avvio dell'unificazione del mondo per opera degli europei si considera concluso il Medioevo e iniziata l'età moderna. In quello stesso anno accadono cose che fissano alcuni meccanismi di identità e di esclusione tipicamente moderni. In Spagna, la conquista dell'ultimo regno musulmano e l'espulsione della minoranza ebraica avviano la formazione di uno stato fortemente caratterizzato dall'unità religiosa. Non solo, alle altre figure già codificate dell'alterità umana, l'eretico, il giudeo, l'espansione extra-europea aggiunge la figura del selvaggio. È su di loro che si esercitarono i dispositivi di potere creati nella penisola iberica, in modo particolare quello dell'Inquisizione. In una realtà sociale come quella spagnola, divisa per lingue, culture, tradizioni e religioni, lo Stato moderno nasce issando le barriere dell'intolleranza e creando categorie di "diversi" su cui si esercitano i meccanismi dell'esclusione o dello sfruttamento: si va dall'assoggettamento dei popoli extraeuropei (i "selvaggi") all'eliminazione dell'eretico e dell'ebreo. In tutti questi casi la religione offre la legittimazione all'esercizio del potere. Sugli ebrei in particolare si registra un passaggio carico di un pesante futuro: quello dalla tradizione dell'antigiudaismo cristiano del Medioevo a base religiosa alle nuove forme di antisemitismo a base "naturale", fondato sulla presunta differenza di sangue.
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