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Tenerife, Parigi, Monaco di Baviera, Praga, Basilea, Parma, Roma. Sono solo alcuni luoghi fra i molti traversati da questo libro, seguendo le tracce di "uno strano personaggio" e della sua famiglia sulle vie dell'Europa cinque-seicentesca. Originario delle isole Canarie e giunto giovanissimo a Parigi, Pedro Gonzales è fin dall'inizio un "dono" offerto al re di Francia: non "un oggetto d'arte, un quadro, una statua, un arazzo, né un animale, domestico o feroce, un cavallo, un pappagallo, un leone, come allora si usava donare ai principi, ma un ragazzo". Anche se riceve un'adeguata educazione e diventa cortigiano a tutti gli effetti, prima in Francia (dal 1547) con Enrico II e Caterina de' Medici, poi in Italia (dal 1591) con Ranuccio e Odoardo Farnese, il protagonista di questa storia "non fu mai una persona del tutto libera e indipendente": come i nani e i buffoni di corte, come le curiosità di una Wunderkammer , è la sua natura di monstrum a trasformarlo in oggetto, in "ornamento" della corte e in un'occasione di morboso interesse.
Affetto da una rarissima forma di ipertricosi ereditaria, Gonzales ha infatti il corpo e il volto coperti di peli, distribuiti in modo uniforme, lunghi "svariate decine di centimetri" e "simili a quelli degli animali da pelliccia". Questo aspetto straordinario, trasmesso ai discendenti di entrambi i sessi, lo collega nell'immaginario collettivo al mondo animale e quindi al "mito del selvaggio". È questa è la chiave di lettura, antropologica e mitologica, privilegiata da Roberto Zapperi nella ricostruzione di questa storia: un vero mosaico, con i pezzi sparsi negli archivi e nelle gallerie d'arte di mezza Europa, che proprio nella figura del sauvage du roi (come veniva chiamato Gonzales) rivela il suo significato. Perché è appunto la "diffusa pelosità di questa creatura" a collegarla al "mondo animale", secondo una tradizione iconografica che associa l'"omo silvatico" alla natura primitiva: la presenza di quest'ombra ferina nel mondo civilizzato della corte spiega il fascino esercitato dal personaggio e dai suoi figli, trasformati loro malgrado in "animali" da esibire al pubblico.
È mancata alla famiglia "pelosa" di Pedro Gonzales la penna di Montaigne, capace di dimostrare non solo la superiorità degli animali sugli esseri umano, ma anche la vera barbarie dell'umanità civilizzata di fronte ai cannibales che visitano la corte. Non sono mancate invece le testimonianze visive, che in questo caso superano di gran lunga, per quantità e qualità, quelle letterarie. La presenza del "selvaggio" a Parigi, Parma e Roma lascia infatti, ogni volta, una traccia pittorica; come se l'immagine conservasse meglio quell'anomalia ereditaria, consegnandola alla curiosità di collezionisti aristocratici (che non hanno mai visto "dal vero" il mostro) e quindi alla memoria collettiva. Alcuni disegni francesi perduti danno origine ad alcuni ritratti della famiglia Gonzales commissionati da Guglielmo V di Baviera per la sua galleria di "personaggi curiosi"; e da questi dipinti derivano alcune incisioni di Joris Hoefnagel, un'altra serie di ritratti ora a Vienna e una miniatura praghese di Dirck van Ravenstyn. Anche a Parma Antonietta Gonzales, figlia pelosa del "Peloso" e trasformata ugualmente in oggetto ornamentale della corte farnesiana, viene raffigurata in un ritratto: attribuito a Lavinia Fontana e anch'esso capostipite d'una serie di copie, incisioni e derivazioni più o meno fantasiose. Tocca infine all'altro figlio Enrico, "donato" da Ranuccio Farnese al fratello cardinale Odoardo e immortalato in un ben noto quadro di Agostino Carracci: Arrigo peloso, Pietro Matto, Amon nano et altre bestie .
Proprio da quest'ultimo documento pittorico la ricerca di Zapperi ha avuto inizio, con l'identificazione dei personaggi e un lungo percorso a ritroso per sdipanare l'intricata matassa. Il volume illustra il suo delicato lavoro da detective e insieme offre alcune splendide analisi di queste testimonianze figurative, vere e proprie ekphrasis capaci di trasformare ogni dettaglio dei gesti e dell'abbigliamento in altrettante ipotesi storiche o biografiche, con effetti di grande ricchezza significativa. L'affascinante percorso che ne risulta, sulle tracce della famiglia Gonzales, mette in luce con esemplare trasparenza l'omogeneità e insieme la compattezza geografica della società d' ancien régime : vera e propria rete comunicativa e ideologica, nella quale la notizia e poi l'immagine dell'uomo peloso si diffonde come figura unitaria. Decifrato come "selvaggio", il "gentiluomo" delle Canarie con il volto ricoperto di peli è davvero il fantasma dell'Altro, comparso all'improvviso nella società ordinata della corte per evocarne le radici rimosse. Alcuni secoli dopo, nel film di Jean Cocteau La Belle et la Bête , lo straordinario maquillage di Jean Marais ripeterà quasi identica la vera immagine di Pedro Gonzales: altra epifania dell'Animale inquietante, trasferita nel regno innocuo e meraviglioso della fiaba folclorica.
Rinaldo Rinaldi
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