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Sono i classici i competenti in umanità, i contemporanei non ci sono attuali. Guardano il cielo stellato ma non si meravigliano, sono angosciati dall'esistenza ma non sono tragici, elaborano ricette ma non redigono nuove tavole della legge, parlano di tutto ma non di noi. Il demone della modernità non ci è amico. È la classicità la forza antagonista del presente. Ci appassionano perché sono diversi e lontani da noi; perché valgono come resistenza culturale e antidoto etico per i nostri giorni.
Obbedire al tempo (parere tempori), seguire il demone (deum sequi), conoscere se stessi (se noscere), non eccedere in nulla (nihil nimis): racchiusi in otto parole latine che sfidano la brevitas di Twitter, sono questi i quattro punti cardinali attorno ai quali ruota tutta la saggezza classica legata ai grandi nomi di Sofocle e Socrate, Platone e Aristotele, Cicerone e Orazio, Seneca e Agostino; e alla quale farà costante riferimento la riflessione letteraria e filosofica della nostra Europa. Sono quattro precetti che mirano a rispondere alla domanda di Agostino: «Tu chi sei?» (Tu quis es?). Il libro spinge la riflessione fino ai nostri giorni e intercetta le domande dei nostri giovani, chiamati a una missione supplementare e difficile: arrivati in un mondo vecchio fatto su misura per i loro padri, devono ora costruirne uno nuovo per loro stessi e per i loro figli. Torna così attuale l'invito che Max Weber rivolse ai giovani nei giorni che seguirono le macerie della prima guerra mondiale. Alla loro domanda: «Professore, cosa dobbiamo fare?», il professore non seppe andare oltre questa risposta: «Ognuno segua il demone che tiene i fili della sua vita».
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i saggi del prof. Dionigi, si leggono con grande piacevolezza, offrono spunti di riflessione significativi e diventano punto di riferimento fondamentale per chi volesse creare un ponte tra classicità e contemporaneità
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