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Anno edizione: 2024
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Se vi interessa il famoso caso di cronca nera relativo al delitto Paternò, questo prezioso studio è tutto da scoprire. Finalmente "il fattaccio" viene affrontato sulla base di un ventaglio di fonti considerevole e ci permette, una volta tanto, di conoscere dal punto di vista storico l'intera vicenda.
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Il 2 marzo 1911 un fatto di sangue sconvolse l'Italia intera: in un albergo di Roma, il tenente Vincenzo Paternò uccise, tagliandole la gola, la sua amante, la bellissima contessa Giulia Trigona di Sant'Elia. I protagonisti del dramma appartenevano all'alta società palermitana: la nobildonna, trascurata dal marito, aveva trovato conforto tra le braccia del giovane militare; il Paternò, dissoluto e giocatore, aveva approfittato della conquista per estorcere all'amata somme crescenti di denaro. Quando, dopo tre anni di violenta passione, la contessa Giulia aveva deciso di troncare la relazione, il Paternò, carico di debiti, nel corso di un ultimo convegno l'aveva brutalmente uccisa. Queste furono le conclusioni degli inquirenti che, accolte dai magistrati, condussero alla condanna del Paternò all'ergastolo. Attraverso un attento esame di documenti d'archivio, corrispondenze e atti processuali, Fabio Troncarelli ora rimette in discussione l'interpretazione "ufficiale" della vicenda e ne fa riemergere aspetti all'epoca trascurati: gli stretti legami, di natura politica, tra Paternò e il marito della sua vittima; il peso prepondorante degli interessi economici del conte Trigona nella vicenda processuale; i misteriosi legami del giovane assassino con un capomafia residente negli Stati Uniti. La ricostruzione, perseguita attraverso un affascinante montaggio di documenti ben contestualizzati, è avvincente e precisa. Meno convincente risulta il collegamento tra il dramma e l'opera di Tomasi di Lampedusa, chiamata in causa da Troncarelli perché Giulia Trigona era sorella della madre del romanziere. È certo impressionante che gli eventi narrati nel Gattopardo si concludano nello stesso anno del delitto Paternò; ma identificare per questo in quel dramma la chiave dell'opera letteraria sembra alquanto arbitrario e forzato.
Mariolina Bertini
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