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Appassionati di poesia, seguite questo autore: nelle sue costanti apparizioni web, sulle riviste che accolgono sue opere, nelle plaquettes e volumi che senza dubbio usciranno continuando a confermarne il valore. Un giovane destinato a rimanere tra i migliori anche negli anni a venire.
Il “segno meno” posto davanti ad un numero ne cambia la considerazione matematica, non la *quantità*, che viene resa negativa. Il titolo potrebbe alludere anche alla negazione del segno come semantica: essendo non-segno e segno-meno, la parola *è* ma ‘dice’ e ‘nomina’ le cose che *non* sono. Anche il sottotitolo (“parte di prosimetro”) fa pensare alla sottrazione di elementi dall’intero: in questo modo il libro “mostra sé”, ma non nei modi di una chiusura autoriferita ed egoistica. L’*essere* di una cosa sensibile è *essere presente*, non separata da chi la percepisce e la ama. Così l’assenza è antimetafisica e concreta, se è battezzata da un minimo di amore. Il vuoto è la mancanza di *quelle* cose (“quell’abbandono, quella nicchia, il giro mal completato delle scale”, “un vano mancato”) e di *quelle* persone, nella sensibilità di un io per il quale “la distanza / continua dentro”. Il libro si apre con una dichiarazione in prosa (“mi è stata sottratta una primissima forma che non ricordo”) e si chiude con un “sottratto”-“astratto”. Quindi composizione e comunicazione ad anello, cioè il *segno* del controllo formale ed intellettuale sulla materia scritta e della *necessità* di leggere questa poesia dal punto di vista del contenuto.
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