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Il secolo armato. Interpretare le violenze del Novecento
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Il secolo armato. Interpretare le violenze del Novecento - Enzo Traverso - copertina
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secolo armato. Interpretare le violenze del Novecento

Descrizione


Nel 1989, la caduta del Muro di Berlino ha messo fine al XX secolo. Ciò che sino al giorno prima era percepito come presente è diventato storia. Scossa da questa svolta, la storiografia ha dovuto rivedere i propri paradigmi, interrogarsi sui propri metodi, ridefinire i propri campi di ricerca. Le rigide partizioni della guerra fredda sono state sostituite da un mondo "liquido" e la nuova storia globale, al posto di un secolo diviso in blocchi, inizia a vedere una rete di scambi economici, di movimenti migratori, di ibridazioni culturali su scala planetaria. La storia fondata sulla "lunga durata" ha lasciato spazio alla riscoperta dell'avvenimento, imprevedibile, eruttivo e spesso enigmatico. In questo libro, Enzo Traverso ricostruisce il quadro d'insieme dei mutamenti che sono al centro dei grandi dibattiti storiografici attuali. Affronta le grandi categorie interpretative, sia classiche (come rivoluzione, fascismo) sia nuove (come biopotere), per mettere in luce tanto la fecondità quanto i limiti dei loro apporti o delle loro metamorfosi. Interroga il comparativismo storico, studiando dapprima gli usi della Shoah come paradigma dei genocidi, quindi mettendo a confronto l'esilio ebraico e la diaspora nera, due delle maggiori questioni della storia intellettuale. Analizza infine le interferenze tra storia e memoria, tra presa di distanza e sensibilità del vissuto, che sono al cuore di ogni narrazione del XX secolo.
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Dettagli

2012
26 aprile 2012
236 p., Brossura
9788807111181

Valutazioni e recensioni

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david
Recensioni: 4/5

Una serie di capitoli storiografici - lettura interessante tutto sommato. Bella la parte dedicato al tema dell'esilio

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Voce della critica

Figura di punta della riflessione internazionale sui rapporti fra storia e memoria, autore di un'originale interpretazione della storia novecentesca europea incardinata attorno alla categoria di "guerra civile", Traverso ha raccolto e riscritto, "talvolta anche in modo molto consistente", otto saggi redatti nell'arco di un quindicennio e "legati tra loro da uno stesso oggetto di ricerca: i dibattiti storiografici intorno alle violenze del mondo contemporaneo, le interpretazioni globali del XX secolo come epoca di guerre, totalitarismi e genocidi". Il risultato è un bel libro, lucido e appassionato, che trova punti di riferimento metodologici generali in Walter Benjamin e Reinhart Koselleck, ingaggiando anche un dialogo serrato con studiosi quali Quentin Skinner, Arno Mayer ed Eric J. Hobsbawm. Del primo Traverso soppesa con attenzione il richiamo a una lettura "anti-essenzialista" delle fonti, non senza rilevare come la sua proposta, però, dia "spesso l'impressione di voler imprigionare le idee di un'epoca all'interno della loro cornice linguistica". Dal secondo (chiamato affettuosamente "Arno"), Traverso attinge, rielaborandola, una nozione di storia delle idee fondata sulle quattro "regole" della contestualizzazione, dello storicismo, del comparativismo e della concettualizzazione. Con il terzo, e forse non potrebbe essere altrimenti trattandosi di un libro sul Novecento, il lavoro di Traverso si apre e chiude. Al leggendario storico inglese del "secolo breve" Traverso dedica infatti il capitolo d'esordio, confrontando la sua tetralogia con i più recenti tentativi di allargare in chiave globale la storia contemporanea a opera di Christopher Bayly e Jurgen Osterhammel. E sottolinea dunque il carattere "eurocentrico" della nota periodizzazione di Hobsbawm, elaborata tra la fine degli anni cinquanta e la metà degli anni novanta, "in un orizzonte storiografico che precede il postcolonialismo". Con quest'ultimo invece Traverso dialoga abilmente, così come con il modello del "lungo" XX secolo dell'economista e sociologo Giovanni Arrighi. Né Traverso manca di disegnare un parallelo critico con Furet o mostrare come l'approccio di "lunga durata" di Hobsbawm "assorbe l'evento" e produce un'"indifferenza" che "riguarda non soltanto i campi nazisti e il gulag, ma anche altri momenti chiave del XX secolo" come il maggio '68. Ma Traverso anche riconosce giustamente a Hobsbawm di incarnare un'"inquietudine" che è "uno specchio del nostro tempo". E centocinquanta pagine dopo, in una sensibile conclusione sulla "malinconia" da cui è affetta la storiografia del XX secolo, ribadisce che "la visione tragica della storia che permea le opere del vecchio Hobsbawm (…) è più feconda della celebrazione compiaciuta dei vincitori". Nelle centocinquanta pagine comprese fra i due ultimi brani citati, Il secolo armato muove i propri altri sette nitidi capitoli fra le rivoluzioni in Furet e Mayer e i fascismi in Mosse, Sternhell e Gentile; discetta in maniera piana e profonda di Shoah, genocidi e totalitarismo; scala con disinvoltura ardue cime della più recente riflessione filosofica sulla storia quali il "biopotere" in Foucault e Agamben; insegue, agile e levigato, "teorie viaggianti" fra l'"esilio ebraico" di Hannah Arendt e l'"Atlantico nero" di C. L. R. James. Lascia anche, però, l'impressione che, sulle orme di Hobsbawm, ci siano un po' troppo pochi Stati Uniti nel libro per poter parlare, come fa il titolo, di violenze nel XX secolo (si pensi ai linciaggi). E ci siano forse anche un po' troppo poco capitalismo/capitalismi. A tratti lo sfondo di questo tour de force di storia delle idee si fa opaco. Un esempio per tutti, un'icona del secolo, gli operai Ford, qui evocati solo per dire che già negli anni trenta "conoscevano il lusso" di "appartamenti dotati non solo di un bagno, ma anche di riscaldamento centralizzato, telefono, frigorifero, lavatrice e televisore, compresa un'auto in garage". Un'immagine, questa, che involontariamente li "essenzializza", rispetto alla ben più complessa e dura esperienza reale, materiata di discriminazioni razziali e soprattutto di un regime di fabbrica nel quale predominavano violenza e gangsterismo padronali, ampiamente attestata da trent'anni di storiografia sociale. Anche di queste e altre violenze è stato fatto il Novecento e sarebbe bene incorporarle nei "discorsi" sul secolo. Così come è augurabile che un libro stimolante come questo solleciti, come Traverso stesso auspica, un dialogo a tutto campo fra gli storici delle idee come lui e gli storici culturali e sociali e il loro lavoro d'archivio, sulle fonti orali, sui materiali audiovisivi. Ferdinando Fasce

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Conosci l'autore

Enzo Traverso

1957

Enzo Traverso (1957) si occupa della storia intellettuale dell’Europa contemporanea, concentrandosi in particolare sulle idee politiche del Novecento. Dopo la laurea a Genova e il dottorato di ricerca all’École des Hautes Études en Sciences Sociales di Parigi, ha insegnato Scienze politiche all’Université de Picardie, ad Amiens, e oggi è professore della Cornell University, Ithaca (NY). I suoi libri sono tradotti in una dozzina di lingue, tra cui: Auschwitz e gli intellettuali. La Shoah nella cultura del dopoguerra (il Mulino, 2004), A ferro e a fuoco. La guerra civile europea (1914-1945) (il Mulino, 2007), Il secolo armato. Interpretare le violenze del Novecento (Feltrinelli, 2012), La fine della modernità ebraica (Feltrinelli, 2013), Totalitarismo....

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